Disfatta militare, Kiev senza energia, ma c’è un Deep State in Ue che vuole ancora la guerra
di Maurizio Boni - 13/11/2025

Fonte: Il Sussidiario
L’Ucraina non ce la fa più e le sue infrastrutture sono martoriate dai russi. Ma uomini come Rutte, Kristersson e Rasmussen continuano a volere la guerra
C’è un Deep State europeo che vuole la guerra perpetua contro i russi, disposto a continuarla con sabotaggi e attentati, senza guardare alle distruzioni inferte all’Ucraina. Una visione del conflitto che emerge dalle parole dell’attuale segretario generale della NATO Mark Rutte e del suo predecessore Rasmussen, ma anche da quelle del premier svedese Ulf Kristersson. Un modo di vedere che non considera la disparità a livello militare fra russi e ucraini, e invita a prepararsi a un lungo isolamento della Russia. E allora, osserva Maurizio Boni, generale di Corpo d’’armata e opinionista di Analisi Difesa, per chiudere la guerra bisognerebbe che chi ha sostenuto questa visione del conflitto, i neocon europei, se ne andasse. Altrimenti continueremo ad assistere a soldati sacrificati inutilmente a Pokrovsk e a vedere un Paese annullato nelle sue capacità energetiche. Qualcosa, intanto, potrebbe cambiare sul fronte interno ucraino, dove Zelensky, anche per le sconfitte militari, è sempre meno considerato.
In Ucraina l’anticorruzione indaga su un ex socio in affari di Zelensky: il presidente dice che sostiene l’indagine, ma che segnale è?
Significa che il cerchio intorno a lui si sta stringendo. Sul campo di battaglia la débâcle è talmente evidente che il fronte interno non potrà che risentirne. Bisogna tener conto di due fattori: ciò che penseranno Trump e la sua amministrazione e le valutazioni che farà l’Europa per quanto riguarda il sostegno all’Ucraina, una Europa che continua imperterrita nella sua narrativa della guerra perpetua.
Chi sono i fautori della guerra perpetua?
Il primo ministro svedese, pochi giorni fa, ha dichiarato che Svezia, Estonia e l’intera Unione Europea devono prepararsi per un isolamento a lungo termine della Russia, mentre anche Mark Rutte, il segretario generale della NATO, continua a parlare di guerra perpetua, così come il suo predecessore Rasmussen, che lo ha ribadito al Guardian. Il problema è vedere come potrà continuare questo sostegno incondizionato all’Ucraina.
Tra l’altro Mindich, l’ex socio di Zelensky, secondo l’Ukrainska Pravda sarebbe scappato poche ore prima di una perquisizione a suo carico. Perché è importante questa inchiesta?
È un po’ la punta dell’iceberg. Di fronte alla disfatta totale militare, tutti cominciano a scappare perché questo governo è sempre meno credibile. Oltretutto ha dato ordine di resistere a Pokrovsk anche se si sa che è una difesa disperata, senza via d’uscita: è molto difficile sostenere un governo che consente il massacro dei propri soldati di fronte a una catastrofe evidente.
I media ucraini danno molto peso agli attacchi portati alle raffinerie di petrolio sul territorio russo, sostenendo che la possibilità di raffinazione del nemico sarebbe stata ridotta quasi del 40%. Quanto pesano queste operazioni sulla Russia? E Kiev pensa davvero di poter vincere in questo modo?
La vittoria non è possibile, la sconfitta ucraina imminente oramai è di dominio pubblico, lo dice la stessa stampa internazionale. Lo dice la Bild, la CBC canadese ha dedicato un intero programma all’intervista di un comandante ucraino che racconta di aver perso il 75% dei suoi uomini solo nell’ultimo mese e descrive le modalità di combattimento a Pokrovsk, dove la stessa Euromaidan Press ammette il disastro. Non ci può essere una vittoria ucraina sul campo e quindi Kiev evidenzia i successi nei confronti dei russi ottenuti colpendo le loro raffinerie. I russi hanno ammesso i danni, ma di lì a mettere fuori gioco il loro potenziale ce ne vuole.
Per contro per ammissione degli stessi ucraini i russi stanno mandando a segno un attacco senza precedenti alle infrastrutture energetiche. Quanto ne risente l’Ucraina?
Gli ultimi missili sono stati lanciati da almeno otto siti differenti. La differenza tra le due situazioni è talmente evidente da rendersi conto che non è più sostenibile. Ci sarà un momento in cui sarà chiaro che russi hanno raggiunto i loro obiettivi operativi. Alcuni analisti, tuttavia, considerano ancora la possibilità che questa guerra perpetua con la Russia potrà essere condotta sotto forme non convenzionali, attraverso atti di sabotaggio o altro.
Nel frattempo, Lavrov ha rinnovato la sua disponibilità a incontrare Rubio. Significa che la prospettiva delle trattative non è poi così chiusa?
Si mantiene aperto il canale di comunicazione, a livello di leadership, quindi Trump-Putin, ma anche al massimo livello di executive. Tutto questo anche se i russi definiscono il dialogo un po’ faticoso. Quella di Lavrov è una dichiarazione di disponibilità scontata. Anche la nomina di un inviato statunitense, John Coale, per la Bielorussia, va vista in questo contesto, un modo per confermare la disponibilità al dialogo attraverso i contatti con un alleato della Russia.
In questo scenario, però, la diplomazia sembra contare meno. Decide tutto il campo di battaglia?
È inevitabile: sempre nell’intervista al Guardian Rasmussen auspicava lo schieramento immediato di truppe NATO immediatamente a ridosso del fronte. C’è una situazione che non è più sostenibile militarmente e di fronte alla certezza di questa catastrofe militare l’Europa si prepara. C’è un Deep State europeo, composto da coloro che hanno sposato pienamente la linea dei neoconservatori americani, che vuole esercitare pressioni su Mosca a ogni costo. Questi neocon europei continuano a finanziare l’Ucraina, a riarmarla, in un progetto che rimane illogico.
Perché è un piano senza speranza?
La Russia ha distrutto tutte le fabbriche ucraine di missili e la situazione infrastrutturale energetica del Paese è un disastro. Adesso sta colpendo anche le sottostazioni per la distribuzione dell’energia che proviene dalle centrali nucleari, un modo indiretto di provocare la chiusura di questi impianti: senza le sottostazioni il sovraccarico fa sì che si debba provvedere allo shutdown della centrale o alla riduzione dell’attività. Senza aver sparato un colpo direttamente su questi siti. In queste condizioni è chiaro che si prosegue solo perché c’è un Deep State che vuole la guerra perpetua.
Se gli attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine continuano in questo modo, alla fine della guerra l’Ucraina sarà un Paese che dovrà ripartire da zero. Un aspetto che non viene considerato?
Se non si risolvono le cause profonde della guerra e si garantiscono condizioni di sicurezza concordate e credibili, si rischia che ogni nuova infrastruttura militare o civile diventi un nuovo obiettivo dei russi. Per questo bisogna disinnescare questo “stato profondo”, bisogna che chi sostiene la visione della guerra perpetua se ne vada.
(Paolo Rossetti)

