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Ue-Russia: la vera questione è il gas e la destabilizzazione atlantica

di Alberto Negri - 13/02/2021

Ue-Russia: la vera questione è il gas e la destabilizzazione atlantica

Fonte: Quotidiano del sud

Il caso Navalny ha un forte sentore di gas e destabilizzazione. Mosca minaccia la rottura dei rapporti con l’Unione europea in caso di nuove sanzioni. La vera resa dei conti però non è con l’Europa ma con gli Stati Uniti che vogliono vendere il loro gas agli europei. Germania sotto ricatto.
Il caso Navalny ha un forte sentore di gas e destabilizzazione. Mosca minaccia la rottura dei rapporti con l’Unione europea in caso di nuove sanzioni, la Germania risponde definendo l’ultimatum “sconcertante”. La realtà è che la vera resa dei conti non è con l’Europa ma con gli Stati Uniti.
Prima di esaminare la questione politica è bene dare un’occhiata alle cifre per vedere a chi conviene un’eventuale rottura. In pratica a nessuno dei due. L’interscambio tra Russia e Unione europea nel 2019 era di 232 miliardi di euro, una cifra rilevante, anche se lontana dal picco dei 322 del 2012, e condizionata dalle sanzioni imposte a Mosca nel 2014 per l’annessione della Crimea. L’Europa resta comunque il principale partner commerciale di Mosca: rappresenta il 35% delle sue importazioni ed è anche il maggiore investitore in Russia, 276 miliardi di dollari nel 2018, che non sono bruscolini. Mosca è il quinto partner economico della Ue, molto rilevante dal punto di vista energetico: l’Unione importa dalla Russia il 40 per cento del suo gas e il 27% del petrolio.
Questi dati sono importanti per capire chi è veramente interessato alla rottura dei rapporti tra Europa e Russia, ovvero gli Stati Uniti che vogliono vendere a tutti i costi il loro gas liquido agli europei anche se costa di più, bisogna costruire i rigassificatori e necessita di un trasporto di 10mila chilometri. Soltanto un mentecatto può pensare che il gas americano sia un affare, a meno che non venga venduto a prezzi politici come hanno già fatto gli Usa con la Polonia e imposto ai tedeschi.
La faccenda è talmente scoperta che appena nominato il nuovo segretario di stato Antony Blinken ha minacciato sanzioni alla Germania se ultimava il gasdotto Nord Stream 2 con Putin. Insomma prima ancora che Navaly rientrasse in Russia e Putin dimostrasse la sua vulnerabilità con un processo farsa, la nuova amministrazione Biden, esattamente come Trump, intendeva prendere di mira i rapporti economici Ue-Russia e colpire Mosca nei suoi interessi vitali, cioè l’export di energia. I tedeschi stavano, o stanno per cedere, a un ricatto degli americani.
E ora ne abbiamo le prove: una lettera dei tedeschi agli Usa in cui si promette un miliardo di euro per l’acquisto di gas liquido Usa in cambio della fine delle sanzioni per il Nord Straeam 2. La lettera è stata pubblicata dalla Deutsche Umwelthlife, associazione ambientalista tedesca, è sta provocando un putiferio.
La lettera riservata, datata agosto 2020, è firmata dal vicecancelliere tedesco Olaf Scholz, attuale ministro delle Finanze e candidato cancelliere della Spd alle elezioni federali del prossimo settembre. Certifica il tentativo di scambio sottobanco tra la Germania di Angela Merkel e gli Usa di Donald Trump per disinnescare la “guerra del gas” sul Mar Baltico. “Il governo tedesco è disposto ad aumentare il suo investimento nelle infrastrutture di gas naturale liquefatto (Gnl) fino a un miliardo”. Significa che Berlino si impegna a costruire due rigassificatori a Brunsbüttel e Wilhelmshaven per importare il gas americano estratto con la devastante tecnica del fracking: molto meno redditizio di quello fornito da Mosca ma perfetto per far quadrare i conti delle imprese energetiche Usa. 
Altro che transizione ecologica del Recovery Fund.
Così è riportato nella missiva inviata l’estate scorsa a Steven Mnuchin, segretario al Tesoro degli Stati Uniti fino all’insediamento dell’amministrazione Biden. La vicenda è esplosa in Germania per due motivi: il patto è indecente sotto il profilo ambientale e il ministro Scholz lo avrebbe chiuso tenendo politicamente all’oscuro i deputati del Bundestag. Altro che la transizione ecologica voluta dal Recovery Fund.