Tecnocrazia: una globalizzazione più efficente
di Filippo Ghira - 03/06/2008
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La globalizzazione va bene ma non si può permettere che il mercato si trasformi in una jungla senza regole dove il più forte è sempre destinato a vincere e il debole a soccombere. Intervenendo al Festival dell’economia di Trento, l’ex commissario europeo alla concorrenza, Mario Monti, ha sottolineato che ogni globalizzazione ha i suoi personaggi simbolo. In questa che stiamo vivendo sono in primis Bill Gates, fondatore della Microsoft, perché la globalizzazione è stata trascinata indubbiamente dall’innovazione tecnologica. E poi Jean Monnet, l’inventore della globalizzazione europea. Un richiamo quanto mai sgradevole quello a Monnet perché il tecnocrate francese fu l’uomo di fiducia in Europa della finanza americana e vi distribuì tra l’altro gli aiuti del Piano Marshall. Il suo orizzonte mentale fu quello dell’Europa federale con un forte autorità centrale, con i singoli Stati defraudati della propria sovranità politica, militare e monetaria, e portate sotto il controllo ferreo di una tecnocrazia al servizio degli interessi economici multinazionali. Un traguardo che si è puntualmente concretizzato ma in tale processo si registrò almeno un deciso scontro con l’idea della “Europa delle Patrie” vagheggiata invece da Charles De Gaulle, che aveva intuito il traguardo a cui si andava incontro. Secondo Monti, questa globalizzazione è rappresentata dalla costruzione del mercato comune europeo, con la sua moneta unica e le sue regole antitrust. Essa legittimerebbe l’Europa a porsi alla guida del processo attuale, “che non può essere governato da un pugno di multinazionali e da un’unica superpotenza, gli Stati Uniti”. L’Europa insomma deve smettere di autoflagellarsi e imporre un modello di gestione multilaterale della globalizzazione, anche agli organismi internazionali come la Wto. |