Una legge che non sta né in cielo né in terra
di Massimo Fini - 26/06/2008
NON SONO passati due
mesi da quando si è
insidiato al governo che
Berlusconi ha già imposto la
solita legge «ad personam». Un
«déjà vu». Ma questa volta la
legge è talmente scombicchierata,
assurda, spudorata e devastante
per l’intero ordinamento
giudiziario e per il convivere civile che si stenta a
credere che due senatori l’abbiano proposta, un
governo l’abbia fatta propria, una maggioranza
l’abbia sostenuta e un Senato approvata. Vi si
stabilisce la sospensione dei processi che
riguardano reati che prevedono una pena non
superiore ai 10 anni. La «ratio» è di «dare la
precedenza ai reati che destano maggior allarme
sociale». Perché non destano «allarme sociale» le
rapine, i sequestri, gli stupri, la concussione e,
naturalmente, la corruzione giudiziaria per la
quale il premier è imputato e che rientrano nella
sospensione? Una norma del genere non si era
mai vista né nel Primo né nel Terzo Mondo e
nemmeno all’altro mondo. Perché non sta né in
cielo né in terra.