Il conflitto tra Russia e Stati Uniti nel Caucaso
di Andrej Arešev - 11/08/2008
“La Georgia ha commesso un crimine contro il suo stesso popolo, ha inferto un colpo mortale alla propria integrità territoriale e causato un danno tremendo allo stato”: sono state queste le parole pronunciate dal primo ministro russo Vladimir Putin al suo arrivo a Vladikavkaz da Pechino, il 9 agosto. “Date le circostanze è difficile immaginare”, ha aggiunto, “come adesso l'Ossezia del Sud potrà essere convinta a diventare parte della Georgia, considerato che l'attacco georgiano, che è stato un crimine contro il popolo osseto, ha causato molte vittime tra la popolazione civile e una catastrofe umanitaria”. In seguito, durante la visita a un campo profughi nel distretto di Alagit, Putin ha definito “genocidio” il dramma dell'Ossezia Meridionale.
Dunque con queste parole Putin ha espresso la sua valutazione sui recenti sviluppi da un punto di vista politico-legale. Nella prima fase di gestione della crisi la Russia fornirà tutta l'assistenza necessaria all'Ossezia del Sud. Vladimir Putin ha promesso ai profughi che faranno ritorno alle loro case e ha dichiarato che come prima cosa la Russia stanzierà 10 miliardi di rubli per la ricostruzione di Tskhinvali.
Il presidente russo Dmitrij Medvedev ha detto che darà istruzioni al procuratore militare affinché documenti i crimini contro i civili in Ossezia del Sud.
La fermezza delle dichiarazioni fatte dalle due autorità russe contrastano nettamente con quelle del presidente georgiano, che ovviamente si aspettava uno sviluppo della situazione molto diverso. Ha continuato a ordinare infuriato nuovi devastanti attacchi contro Tskhinvali e i villaggi dell'Ossezia Meridionale, applicando la tattica della terra bruciata, e ha chiesto aiuto ai suoi protettori occidentali. Il ministro georgiano per la Reintegrazione Temur Yakobashvili ha valutato che l'Occidente avrebbe certamente fatto pressioni su Mosca permettendo alla Georgia di uscire vittoriosa dal conflitto. Saakashvili e la sua squadra hanno incomprensibilmente concluso che l'aggressione e il genocidio di cui si sono resi responsabili sarebbe rimasto impunito.
La reazione della Russia alla tragedia dell'Ossezia del Sud ha dimostrato che il tandem Medvedev-Putin funziona in maniera chiara e affiatata. È evidente che i tentativi compiuti da forze esterne per destabilizzare la situazione politica interna in Russia insinuando fratture e divisioni nella leadership sono falliti.
Secondo i media occidentali il presidente georgiano (molti politici già lo definiscono un criminale di guerra) si è rivolto direttamente al presidente russo Dmitrij Medvedev per offrirgli un cessate il fuoco. Il Cremlino ha smentito questa notizia definendola disinformazione. È del tutto evidente che non potrà esserci una tregua con Saakashvili finché l'Ossezia del Sud non sarà liberata dalle forze georgiane e le infrastrutture del terrorismo di stato georgiano (comprese le basi e le installazioni militari e le basi aeree) non saranno eliminate.
È emerso che le notizie riguardanti il ritiro dell'esercito georgiano dall'Ossezia del Sud erano false. È probabile che la disinformazione venga diffusa dai rappresentanti georgiani per guadagnare tempo e riorganizzare le forze. La completa sconfitta dell'avversario è necessaria ad assicurare la pace e la stabilità nel Caucaso. Il primo ministro russo Vladimir Putin ha detto: “Per secoli la Russia ha svolto nella regione un ruolo di stabilizzazione altamente positivo, facendosi garante della collaborazione e del progresso. Così è sempre stato e così sarà, nessuno ne dubiti”
Vladimir Putin ha assolutamente ragione quando dice che i russi continueranno a nutrire sentimenti d'amicizia verso il popolo georgiano. La gravità dei combattimenti in cui sono attualmente impegnati l'esercito russo, le forze di peacekeeping e quelle ossete dimostra che la Russia sta affrontando un nemico perfido e feroce che non riconosce alcun limite morale nel perseguire i propri obiettivi criminali. Ma di certo questo discorso non si applica alla nazione georgiana, che è stata trascinata in avventure sanguinose per le quali dovrà pagare un prezzo altissimo e che deve ancora trarre le sue conclusioni da questa esperienza. Nella cronologia dei fatti che precedono l'aggressione c'è un aspetto che merita particolare attenzione: il 31 luglio si è conclusa l'esercitazione militare congiunta di Georgia e Stati Uniti chiamata “Immediate Response 2008”, durante la quale gli istruttori statunitensi hanno addestrato le forze armate georgiane a compiere “operazioni di pulizia” contro i terroristi in zone residenziali. Le esercitazioni comprendevano attività come ripulire i villaggi dei terroristi (presumibilmente in vista dell'impiego dei soldati georgiani in Iraq) e mettere in sicurezza la popolazione civile. Le atrocità perpetrate dalle forze georgiane a Tskhinvali sono frutto dell'addestramento ricevuto dagli istruttori occidentali sotto la cinica copertura della “lotta contro il terrorismo”. I veri obiettivi sono naturalmente completamente diversi. L'ex-ministro degli Esteri georgiano Salome Zurabishvili, che è di certo persona bene informata, ha detto che la presenza degli Stati Uniti in Georgia comprende una vasta gamma di attività, tra cui l'addestramento delle forze armate georgiane e il controllo del corridoio di grande importanza strategica che passa attraverso il Caucaso: l'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan ne fa parte. Secondo Zurabishvili l'obiettivo principale dell'attuale conflitto con la Russia è rafforzare la lealtà della Georgia verso gli Stati Uniti e la Gran Bretagna e garantire loro il controllo del paese e di conseguenza del Caucaso Meridionale.
Va notato che l'intensificazione del conflitto ai confini con la Russia ha coinciso con le tensioni nella regione autonoma cinese dello Xinjiang, dove nei giorni delle Olimpiadi è stato compiuto un altro attacco terroristico. Pochi giorni prima a Bishkek, la capitale del Kirghizistan, è stato scoperto un deposito illegale di armi presso il quale si trovavano dieci militari statunitensi e diversi diplomatici dell'ambasciata americana nel paese. L'aggressione della Georgia contro l'Ossezia del Sud è una guerra nell'interesse di altri, una guerra in cui i georgiani sono destinati al ruolo di carne da cannone. Se all'aggressione contro la piccola regione del Caucaso non verrà posta immediatamente fine, saranno inevitabili altri conflitti regionali molto più estesi di questo.
Oggi, come al tempo della seconda guerra mondiale, l'esercito russo sta combattendo eroicamente per proteggere dalla nuova peste fascista non solo il Caucaso ma l'intero spazio post-sovietico.
Articolo originale pubblicato il 10 agosto 2008
Traduzione di Manuela Vittorelli