La guerra nel Caucaso ci coinvolge molto più di quanto possiamo immaginare
di Stefano Serafini - 11/08/2008
Fonte: Stefano Serafini
La macchina da guerra scattata in contemporanea alle Olimpiadi, durante
le ferie estive, è programmata fin nei dettagli.
Mi riferisco alla guerra contro la Russia (e l'Europa), aperta dal
massacro di Thkinzvali, capoluogo dell'Ossezia del Sud, lo scorso 8
agosto, da parte del pretendente della NATO Mikail Saakashvili.
Lo so, la maggior parte di voi non sa nulla della recente e triste
storia politica della bellissima Georgia, e del suo dittatorucolo
criminale, né dei mostruosi precedenti di pulizia etnica. Tutti i media
occidentali, poi, presentano Saakashvili come una sorta di povera
vittima del "cattivissimo" Putin.
Qui si dà un grande risalto alla reazione della Russia, intervenuta per
proteggere i suoi cittadini, la quale, secondo la parola d'ordine di
CNN, avrebbe addirittura "aggredito" la piccola nazione caucasica. Non
si parla del genocidio in atto da parte delle bande georgiane, dei
30.000 profughi rifugiati in Russia per scampare ai massacri, né del
bombardamento di Thkinzvali, rasa al suolo. Lo scopo è - ormai da
copione - orientare negativamente l'opinione pubblica occidentale contro
la Russia, e allontanare l'una dall'altra Russia ed Europa.
Non potete giudicare, perché nessuno vi dice cosa sta realmente
accadendo, e perché è difficile persino immaginare che quasi tutti i
nostri media occidentali mentano così all'unisono (con poche lodevoli e
molto coraggiose eccezioni, in Italia penso a Sergio Romano e a
Giulietto Chiesa).
La faccenda è molto più grave di quanto ci permettano di capire, e
incombe realmente proprio su di noi. Riguarda il nostro futuro, e ha
molto da dire sulle condizioni in cui versa la nostra democrazia.