Il Trattato di Lisbona, il trattato dell'infamia
di Marco Ghisolfi - 02/09/2008
![]() “Un titolo d’onore per l’Italia” dice il presidente dormiente Napolitano con la sua solita vacua retorica. Per molti, invece, rappresenta l’ennesima dimostrazione di come anche questo documento politico mantenga e aggravi il deficit di democrazia dell’Unione. Come ha sostenuto lo stesso relatore di maggioranza del disegno di legge, Giorgio La Malfa, che mentre a Montecitorio ne raccomandava l’approvazione, contemporaneamente ne criticava duramente il contenuto. Ma che cos’è questo Trattato di Lisbona e perché ci interessa? Innanzitutto il Trattato modifica e sostituisce il cosiddetto Trattato di Maastricht (1992) e il Trattato istitutivo della comunità europea del 1957. Il Trattato dovrebbe entrare in vigore all’inizio del 2009. Ma cosa comporterà l’adozione di questo documento ‘comunitario’?. Innanzitutto il trattato aumenterà sensibilmente i poteri della commissione Europea in quasi tutti gli aspetti della vita dei cittadini (in primis politica economica e difesa), privando il nostro Paese della propria sovranità e vanificando in questo senso la Costituzione italiana, a partire dall’articolo 1 che recita “la sovranità appartiene al popolo”. Per quanto riguarda la politica di difesa, prevede, oltre alle missioni di pace, anche missioni offensive, che violano l’art.11 della Costituzione. Attraverso il potenziamento delle forze militari a disposizione della Ue, è in atto un tentativo di fare dell’Europa un braccio della Nato. In politica economica si parla di una vera e propria dittatura della Banca Centrale europea. Grazie al trattato di Lisbona, infatti, i burocrati dell’Unione avranno pieno titolo a bocciare qualunque misura decisa dai governi per difendere la propria economia, l’occupazione, l’industria, i prezzi. Ma ciò che più dovrebbe scandalizzare è il fatto che il Trattato legittimerebbe la pena di morte e l’omicidio “per reprimere, in modo conforme alla legge, una sommossa o un'insurrezione” e “per atti commessi in tempo di guerra o in caso di pericolo imminente di guerra” (ben 14 Stati dell’Unione europea sono impegnati nella guerra in Iraq). “In caso di pericolo imminente di guerra”? Ma noi, grazie alla politica guerrafondaia di Bush & company, siamo dall’11 settembre 2001 quotidianamente in “guerra” contro il terrorismo! Come la mettiamo? Sarebbe poi di interesse nazionale conoscere – soprattutto nell’ottica della nuova legge sulla sicurezza votata dal governo Berlusconi - cosa s’intende per “sommossa” e “insurrezione”. Forse il movimento No-Tav può essere considerato una sommossa? O tutti coloro che si battono perché non vengano costruite centrali nucleari o inceneritori? Chi lo sa, fatto sta che con la nuova legge sulla sicurezza, questi siti saranno di “interesse nazionale” per cui potranno essere difesi dall’esercito, e gli organizzatori di manifestazioni (pacifiche) di protesta, potrebbero finire in galera. In quest’ottica, oltre alla massiccia limitazione delle libertà individuali, la sovranità dei popoli sarà consegnata (se già non lo è) nelle mani di qualche oscuro e potente banchiere o burocrate di Bruxelles, e quindi tutto a vantaggio dei soliti comitati d’affari che tengono in piedi la baracca Europa. |