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Ci vorrebbe un re. Anzi, c’è

di Nando Dicè* - 08/09/2008

 

Sarò proprio scemo, ma nella “Repubblica Democratica”, io non ci capisco niente. Ma è mai possibile che è tutto falso?

Ricapitoliamo. L’essenza della democrazia moderna è l’equilibrio dei poteri. Cioè, consente che nessun detentore di un tipo di potere sovrasti l’altro e, prendendo il sopravvento, ne minacci l’autonomia e l’indipendenza, trasformandosi in dittatura. Perché, come ci hanno ben insegnato, la Ditattatura non va bene, ricordiamocelo.

Analizzando i poteri, vediamo che quello economico è inaccessibile al popolo: vi siete mai chiesti chi autorizza la fondazione di una banca? Lo stato? No, chi l’autorizza è la Banca Centrale, che è poi la banca di emissione della moneta, che è quindi la madre del signoraggio! Se voi trovaste una miniera d’ora sotto il vostro pavimento, sareste comunque costretti “al filtro del potere” economico esistente. In pratica, oltre a non essere accessibile al popolo, il potere economico ha delle regole interne segrete e sicuramente non democratiche.

Il potere religioso è in decadenza. Ma, osprattutto oggi, non si può dire che a volontà popolare si esprima attraverso il potere religioso. Nel merito, sicuramente la determinazione dell’elite religiosa non passa attraverso la consultazione popolare.

Il potere dell’informazione e tutto “lottizzato” dal sottobosco di potere e, come si sa, nel “sottobosco” non arriva la luce della democrazia.

Infine, abbiamo visto che il potere politico è basato su un sistema in cui i segretari di partito scelgono gli eletti al parlamento, i parlamentari “obbediscono” perché scelti da quello che dovrebbero controllare e il Presidente del Consiglio, in una società economizzata come la nostra, per essere eletto deve ricorrere al consenso del potere economico.

Quindi, il potere economico sceglie il Presidente del Consiglio, il Presidente del Consiglio sceglie i parlamentari. E tutto questo noi la chiamiamo democrazia? Dov’è il Demos? Dov’è il popolo?

Ma non è finita qui, anche “repubblica” è una parola falsa.

All’inizio noi conoscevamo la Monarchia per “grazia di Dio”, ma il popolo si sentiva escluso e quindi si passò alla monarchia per “Grazia di Dio e Volontà della nazione”. Per controllare l’operato del Re e per consigliarlo, si decise di affiancare ad esso un parlamento. Una camera di Lords, scelti dal Re, e una “bassa” scelta dal popolo, più o meno un Senato e un Tribuno della plebe che consigliavano l’Imperatore. Poi si disse al Re “non è giusto, tu sei già re, fai eleggere a noi i tutti i nostri rappresentanti”. Infatti, si fece così.

Ma oggi? Oggi, c’è una nuova monarchia, una monarchia senza nome, su cui gli storici si accapiglieranno alla grande.

In pratica c’è un Re per “volontà della nazione”, il quale è lo stesso che come capo di partito di maggioranza, sceglie personalmente ad uno ad uno, tutti i candidati e, quindi, tutti gli eletti al parlamento. In pratica un Re che elegge da solo il proprio parlamento. Il quale non è neppure più di Lord o senatori di antica stirpe, ma fatto da “plebei”. Voi direte che differenza c’è? Ve lo spiego subito.

Il Senatore o il nobile di provincia, aveva il suo potere reale, nella propria provincia e quindi se “era chiamato” a Roma, qualcosa doveva pur dire a vantaggio della propria provincia, al massimo la sua dignità si sarebbe alquanto risentita, se si fosse accorto di essere un “fantoccio inutile”. I Senatori di oggi, invece, scelti solo dal capo del partito, non hanno nessun obbligo verso il territorio di appartenenza, per non parlare poi dell’etica o di un qualsivoglia “senso del dovere e della dignità”.

Quindi, il parlamento è un parlamento fantoccio di natura. Il presidente del consiglio sceglie ad uno ad uno i propri controllori, mentre si straccia le corde vocali in televisione parlando di democrazia.

Ma non si era detto che i controllori non possono essere eletti dai controllati?

Quindi, ricapitolando: abbiamo una democrazia che non è democratica, ma economica, e una repubblica che è di uno solo, quindi una monarchia.

In pratica, una “Monarchia Incostituzionale per volontà delle banche di emissione”…

Ho gridato “basta”… Mi farò sentire, ci saranno i giornalisti, dirò la verità al mondo. Sono andato al parlamento e, innanzi ai giornalisti, ho gridato in faccia al ministro: “Basta, se non la smettete subito di chiamarla Repubblica democratica fondata sul lavoro e che in democrazia il potere lo ha il popolo sovrano, da scemo, divento pazzo”.

Un giornalista del Corrierone, mi guarda, si gira verso i colleghi, mi riguarda ed esclama; “Troppo tardi, terrone, abbiamo smesso 150 anni fa”!

*(Lo Scemo del Villaggio Globale)