Prostituzione. Il “virtuismo” della Carfagna
di Carlo Gambescia - 12/09/2008
Vilfredo Pareto, uomo della Belle Époque, sosteneva che il “residuo sessuale”, come istinto sociale profondo, non doveva essere sopravvalutato: il maggiore pericolo era proprio quello di parlarne troppo in tutti i sensi, pro e contro. Diceva, è un bisogno come tanti altri, una volta soddisfatto non ci si doveva pensare più... Quanto alla prostituzione bastava regolamentare… Inoltre Pareto temeva soprattutto il virtuismo: il voler a tutti costi, spesso solo a parole, redimere il mondo, e dunque anche le “prostitute”.
E per quale ragione? Perché il grande sociologo sosteneva che dietro il parlare in modo sdegnato della prostituzione si nascondesse una vera e propria ossessione (certo negativa, ma, come dire, sempre in argomento…) per il sesso. E, tutto sommato, una volontà di nascondere, i vizi pubblici, per favorire quelle privati, facendo finta, una volta introdotti i divieti, di non vedere…
In poche parole, secondo Pareto, lo sdegno a comando del virtuista, non era che un’altra manifestazione della forza potentissima del “residuo sessuale”. Che le società dovevano regolamentare, non potendolo sopprimere… Senza per questo dover pretendere la redenzione universale del genere umano, predicando ipocritamente come invece facevano (e fanno) i virtuisti.
Ora, il disegno di legge in materia di prostituzione presentato dal Ministro Mara Carfagna (http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/cronaca/prostituzione-divieti/approvato-ddl-carfagna/approvato-ddl-carfagna.html ) si muove proprio in un’ottica virtuista. Introduce sanzioni severe contro la prostituzione pubblica, quella in mezzo alla strada, ma non dice nulla su quella “privata”, in luoghi chiusi, appartamenti, eccetera. Di conseguenza, come alcuni sostengono, il disegno di legge “contro la prostituzione” la permetterebbe tacitamente in veste "casalinga". Una contraddizione in termini…
E per quale ragione? Perché il grande sociologo sosteneva che dietro il parlare in modo sdegnato della prostituzione si nascondesse una vera e propria ossessione (certo negativa, ma, come dire, sempre in argomento…) per il sesso. E, tutto sommato, una volontà di nascondere, i vizi pubblici, per favorire quelle privati, facendo finta, una volta introdotti i divieti, di non vedere…
In poche parole, secondo Pareto, lo sdegno a comando del virtuista, non era che un’altra manifestazione della forza potentissima del “residuo sessuale”. Che le società dovevano regolamentare, non potendolo sopprimere… Senza per questo dover pretendere la redenzione universale del genere umano, predicando ipocritamente come invece facevano (e fanno) i virtuisti.
Ora, il disegno di legge in materia di prostituzione presentato dal Ministro Mara Carfagna (http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/cronaca/prostituzione-divieti/approvato-ddl-carfagna/approvato-ddl-carfagna.html ) si muove proprio in un’ottica virtuista. Introduce sanzioni severe contro la prostituzione pubblica, quella in mezzo alla strada, ma non dice nulla su quella “privata”, in luoghi chiusi, appartamenti, eccetera. Di conseguenza, come alcuni sostengono, il disegno di legge “contro la prostituzione” la permetterebbe tacitamente in veste "casalinga". Una contraddizione in termini…
In realtà, siamo davanti a un esempio, diremmo classico, di virtuismo. Una forma di tartufismo che ai suoi tempi avrebbe fatto la gioia del Pareto analista sociale: si vieta, ma non si regolamenta… E neppure si tenta di ”redimere”… Perché si chiude un occhio, anzi entrambi, sulla prostituzione della porta accanto. Prima si “rabbrividisce”, come dichiara il ministro Carfagna, davanti alle donne che vendono il proprio corpo. Ma poi si fa capire che secondo questo disegno di legge "la prostituzione in luoghi chiusi non è legale e non è reato..."
Virtuismo allo stato puro. Vergogna.