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Variabili atomiche

di mazzetta - 19/09/2010




Il presidente americano ha ricevuto il Nobel per la Pace per alcune sue prese di posizione in merito al disarmo nucleare. La riduzione degli armamenti nucleari di Stati Uniti e Russia echeggia promesse che, a ben vedere, aveva fatto anche un presidente-falco come Reagan e, nel caso delle due maggiori potenze atomiche, si tratta della rottamazione di ordigni obsoleti, costruiti in quantità oscene durante la Guerra Fredda. Niente che possa alterare la supremazia indiscussa di Stati Uniti e Russia, ma Obama si è speso anche per un Medioriente senza atomiche e per il libero accesso alle tecnologie nucleari dei paesi che vogliano ricorrere al nucleare per produrre energia senza produrre Co2.

Ci sono diversi problemi davanti ad Obama, ma la ricompensa alla fine dell'avventura potrebbe essere succosa, per gli Stati Uniti come per gli altri paesi con know-how nucleare, che potranno costruire all'estero decine di centrali che in patria nessuno vuole più. Un progetto che probabilmente si tradurrà nell'ultima grande truffa di stampo coloniale, con il trasferimento di tecnologie obsolete e la creazione di un mercato del combustibile e delle tecnologie che “per ragioni di sicurezza” sarà controllato da fornitori di fiducia.

Mentre l'Europa investe una cifra spaventosa per produrre energia elettrica nei deserti africani e portarla in Europa, le cancellerie occidentali combattono per un ricco mercato in espansione, paesi asiatici, arabi, africani, paesi disposti a sobbarcarsi i giganteschi investimenti per la costruzione delle centrali e che hanno la possibilità di accedere al nucleare perché il fornitore controllerà tutto il processo e, di fatto, potrà fare il prezzo dell'energia.

Il modello di accordo è quello di Dubai con la Francia, che farà la centrale nucleare con i soldi degli sceicchi per illuminare il luna park del Golfo, ma che ha ottenuto la presenza di una base militare nell'emirato a garanzia e protezione dell'investimento; la prima base militare francese fuori dall'Africa da molto tempo.

Sfuggono a questo progetto di racket i paesi che possiedono già le capacità tecnologiche per fare da soli come Cina e India, che sono invece considerati gentili clienti, tanto che lo stesso Bush ritagliò sull'India un regime d'eccezione al Trattato di Non Proliferazione, aprendo il supermarket nucleare americano ai desideri e ai soldi dell'India. Fino a poco prima l'India era una specie di stato-canaglia, una paranoia americana risalente ai tempi di Nixon, perché gli Stati Uniti sostenevano il Pakistan, l'India guidava il movimento dei non-allineati e faceva la spesa militare anche a Mosca.

Ancora oggi l'India deve completare e perfezionare questo genere di pratiche con l'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica, ma nessuno ci fa caso, ormai è ammessa tra i buoni. Anche il Pakistan ha capacità nucleari e anche armamenti nucleari, rivelate pubblicamente in risposta ai primi test indiani, non sembra avere nessuna intenzione di aderire al TNP. Il nucleare pachistano è gelosamente custodito dall'esercito pachistano, circostanza che rende impossibili azioni di forza, e negli anni è stato distribuito con generosità all'Iran, alla Libia e alla Corea del Nord. Il tutto sotto l'occhio delle amministrazioni americane, che con i militari pachistani (e i sauditi loro sponsor) hanno sempre avuto ottimi rapporti: giocavano insieme a golf e poi andavano insieme a caccia di russi in Afghanistan.

Obama-Nobel deve mettere le mani in un bell'intrigo: l'Iran aderisce al TNP e non ha armi atomiche (nemmeno un'aviazione degna di questo nome, en passant...) ed è accusato dagli Stati Uniti che hanno il primo arsenale al mondo e da Israele,che  ha un discreto arsenale nucleare ufficialmente “clandestino” solo perché Israele stessa si rifiuta di dire che ce l'ha, anche dopo che le prove della sua esistenza circolano da anni. E il bello é che nessuno accusa il Pakistan: lo scienziato pachistano al quale hanno dato la colpa nel 2003 è già libero e riverito, i pochi occidentali presi e processati per i traffici nucleari pachistani hanno “collaborato” e hanno ottenuto l'immunità.

Se le ipocrisie incrociate sono tali e tante, sembrerebbe interesse comune quello di avere un regime universale, con regole e standard comuni validi per tutti i paesi, ma per il momento siamo ancora allo stadio nel quale al più forte è permesso tutto e gli altri si devono adeguare.

In occasione dei colloqui per il rinnovo del TNP, però, gli Stati Uniti hanno dovuto cedere a che nel documento si citasse la posizione d'Israele e l'auspicio alla sua adesione al trattato. Inutile dire che in Israele la cosa non è piaciuta, ma lì da tempo pensano e dicono che l'AIEA è in mano a chi vuole la distruzione d'Israele. In fondo è stata l'AIEA a non aiutare le amministrazioni americane nella costruzione di false accuse prima all'Iraq e poi all'Iran, ricordate le armi di distruzione di massa? Tanto fecero che ordirono addirittura un complotto contro el Baradei, il capo dell'agenzia, pure lui Nobel per la Pace e forse con maggiori meriti di Obama. Del complotto si autoaccusarono due esponenti repubblicani e la cosa finì lì, con la vittoria ai punti dell'AIEA.

Oggi a capo dell'AIEA c'è il giapponese Amato, che è andato in Israele, è stato poco considerato, ma ha recapitato l'invito all'adesione al TNP. A ruota sono arrivati gli Stati Uniti che continuano ad insistere perché Israele non sia indicata tra i problemi alla conferenza prevista per il 2012 per la promozione di un Medio Oriente denuclearizzato..

Glym Davies, l'ambasciatore americano all'AIEA, è arrivato a fare esplicite pressioni sui paesi della Lega Araba perché si ritiri il riferimento a Israele, senza grande spreco di argomenti a dire il vero. Israele ha risposto che siglerà il TNP solo una volta raggiunta la pace in Medio Oriente. Al di là di questo tradizionale stallo tra arabi e israeliani, entra però in gioco il lato commerciale del problema, perché sarà indubbiamente più difficile vendere centrali nucleari in mancanza di un quadro certo e nella permanenza delle minacce al programma nucleare iraniano.

Bisognerà lavorare molto per convincere certe autocrazie e certi regimi che ai tradizionali problemi delle centrali nucleari e a una disponibilità dell'uranio in calo, non bisogna aggiungere la remota possibilità che qualcuno usi quelle stesse centrali per dichiarare il potere locale coinvolto in crimini nucleari e quindi bombardabile.