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Afghanistan. Ancora stragi Nato

di Ferdinando Calda - 09/05/2012


      
 
Ad appena una settimana dalla firma dell’accordo strategico che dovrebbe definire i rapporti a lungo termine tra Afghanistan e Stati Uniti dopo il ritiro del 2014, gli “errori” della Nato contro uomini, donne e bambini innocenti tornano a far infuriare gli afgani. Lunedì sera il presidente afgano Hamid Karzai ha convocato urgentemente il generale John Allen, comandante Nato, e l’ambasciatore Usa Ryan Crocker, per protestare contro le vittime civili uccise o ferite in questi ultimi giorni in diversi episodi nelle province di Logar (sud di Kabul), Helmand (sud), Kapisa (nord-est) e Badghis (nord-ovest), nei quali hanno perso la vita almeno una ventina di civili. Durante questa “riunione di emergenza” si è nuovamente assistito a un teatrino che si ripete ormai da anni. Nell’esprimere la sua “preoccupazione per le vittime civili”, Karzai ha anche minacciato di far saltare l’accordo bilaterale appena siglato con Barack Obama. “Se la vita dei civili afgani non sarà salvaguardata dalla Forza Nato a guida statunitense e se gli afgani non si sentiranno sicuri – ha dichiarato in un comunicato reso noto nel tardo pomeriggio – l’attuazione dell’accordo di partnership perde la sua ragion d’essere”. Come da copione, il generale Allen ha ribadito l’impegno delle forze Isaf a evitare simili errori e ha promesso “inchieste approfondite”.
Inchieste che, nella migliore delle ipotesi, si concludono con le più sentite “scuse ufficiali” dell’Isaf ai familiari delle vittime e dei risarcimenti in denaro che solitamente per gli Usa si aggirano intorno ai 2.500 dollari (stando ai dati raccolti dall’ong Civic-Campaign for innocent victims in conflict in un rapporto del 2010).
Venerdì scorso, nella provincia meridionale di Helmand, un elicottero dell’Isaf ha bombardato “per errore” un’abitazione nell’area di Fatih Mohammad Pech del distretto di Sangin, uccidendo una donna e i suoi cinque figli, due maschi e tre femmine. Dopo la denuncia delle autorità locali e dopo aver “raccolto tutti gli elementi utili alla ricostruzione dell’accaduto”, martedì scorso il portavoce dell’Isaf, tenente colonnello Stewart Upton, ha riconosciuto che “si è trattato di un incidente” e che “verranno presentate scuse ufficiali alla famiglia entro un paio di giorni”.
Ma “l’incidente” che ha causato il maggior numero di morti è avvenuto domenica notte nel distretto di Bala Murghab, nella provincia nord-occidentale di Badghis, quando, stando alle testimonianze dei residenti e delle autorità locali, “gli elicotteri delle forze straniere hanno bombardato due case del villaggio” di Nawboor mentre cercavano di catturare un comandante talibano, provocando però la morte di 14 civili e il ferimento di sette. In questo caso l’Isaf, pur confermando l’attacco attraverso un portavoce citato dall’agenzia Pajhwok, ha smentito la presenza di vittime civili, riportando unicamente la morte di tre insorti. Questa volta, quindi, niente “scuse ufficiali”.