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Spending review e missioni di "pace"

di Francesco Mario Agnoli - 16/05/2012

                    

  La guerra è da sempre “intrisa d'ipocrisia: nasce dai pretesti, quasi sempre basati su menzogne, e si conduce con l'inganno politico, strategico ed operativo. Ma mentre sul piano strategico e tattico l'inganno è rivolto al nemico, su quello politico prende di mira anche le proprie istituzioni ed i propri eserciti (...). Per millenni l'ipocrisia ha servito la guerra con diligenza e tuttavia non è riuscita a eliminare i limiti derivanti dalla sua eccezionalità e dalla sua transitorietà”, che riducono sia il numero sia la durata delle guerre.  Per superare questi limiti “si sono inventati pretesti inverosimili per renderla «preventiva» e interminabile (...). L'ipocrisia delle operazioni umanitarie, dell'assistenza militare, della costruzione di nuove nazioni e dell'esportazione della democrazia si è affiancata a quella della guerra e molte volte l'ha sostituita”.

    A scrivere queste cose non è uno dei  “demagoghi” che tanto stanno sulle scatole  presidente Napolitano, ma il  generale Fabio Mini, che, dopo essere  stato capo di stato maggiore del Comando Nato Sud Europa,  ha guidato il Comando interforze nei Balcani e, dall'ottobre 2002 all'ottobre 2003, è stato comandante della forza internazionale di pace a guida Nato in Kosovo.

     Il generale Mini non  dimentica l'Italia e le sue  missioni di pace  nel vasto mondo  e scrive: “si ricorre all'ipocrisia per giustificare interventi armati decisi da altri scambiando la coesione con la piaggeria. Così staremo all'infinito in Afghanistan, come in Iraq, in Libano e nei Balcani. È dal 1984 che un nostro contingente non rientra avendo concluso la missione affidata (...). Da allora abbiamo preso parte a tutte le guerre mistificate limitandoci ad avvicendare i contingenti senza mai fare un bilancio oggettivo sui risultati, sulle strategie e sui sacrifici compiuti”.

    Fra questi sacrifici quelli economici  che, in nome della piaggeria scambiata per coesione,  tutti i governi della Seconda Repubblica, di centro-sinistra  e centro-destra, hanno imposto agli italiani a dispetto del ripudio della guerra sancito dall'art. 11 della Costituzione. 

  Anche il governo tecnocratico di Mario Monti, che  sbandiera ad ogni passo   l'impegno per  innumeri riforme  trascurate dai precedenti governi, si è  perfettamente adeguato   all'ipocrisia che  - scrive il generale Mini commentando la decisione di lasciarvi le nostre truppe anche dopo il ritiro dei soldati americani - “da dieci anni maschera la nostra partecipazione alla guerra   in  Afghanistan”. Difatti uno  dei  suoi primi atti  è stato il varo di un decreto-legge (poi prontamente convertito in legge) per la “proroga  e il rifinanziamento delle missioni delle Forze Armate e della  Polizia”. Una spesa, fra annessi e connessi,  di oltre un miliardo di euro, di cui 780 milioni per la guerra afgana.

    Nei mesi successivi, di fronte  alla valanga di critiche e al crollo di popolarità, i tecnocrati hanno varato, chiamando in soccorso altri tecnici  (o presunti tali), la “spending review”   per recuperare con i “tagli” i quattro miliardi indispensabili per evitare a ottobre l'ulteriore aumento dell'Iva. Tuttavia, incredibilmente, nessuno ha nemmeno accennato alla possibilità di recuperare  circa un quarto della somma  ritirando i nostri soldati da quel remoto  paese.

     Tutt'altro. I tecnocrati sono  bellicosi e guerrafondai. Il ministro della Difesa, generale Giampaolo  Di  Paola, è stato contestato dall'on. Turco, radicale,  per avere autorizzato i bombardamenti  aerei in Afghanistan senza la previa consultazione del  parlamento ritenuta invece necessaria dal suo berlusconiano  predecessore La Russa. A sua volta, il Ministro degli Esteri. Giulio Terzi,  ritenendo troppo esigua la pattuglia  di 17 osservatori di cui si è già deliberato l'invio in Siria, non mette tempo in mezzo e propone fin d'ora un rafforzamento fino a 3.000 uomini di  questa nuova “missione di pace” che, oltre tutto, quali che siano le buone intenzioni del ministro, è oggettivamente destinata  a favorire i disegni dei terroristi salafiti, che vogliono sì cacciare dal paese il despota  Assad, ma anche, come già stanno facendo, la minoranza cristiana.