I nazionalisti corsi dichiarano guerra alle seconde case e a Hollande
di Stefano Montefiori - 12/12/2012
Il nemico sono i continentali, francesi o stranieri in generale, accusati ancora una volta di snaturare l'identità dell'isola con le loro seconde case e i loro soldi, e di drogare il mercato immobiliare rendendo impossibile l'acquisto di un'abitazione alla gente del posto. Le bombe nelle ville dei «francesi» sono un gesto classico del movimento indipendentista sin dai suoi albori, negli anni Settanta; oggi il sogno autarchico di una «Corsica ai corsi» si arricchisce di un po' di critica anti-globalizzazione e di esasperazione indotta dalla crisi economica.
Quando a settembre altre bombe hanno danneggiato cinque supermercati Leclerc, un ipermercato Casino e un grande magazzino Decathlon, la rivendicazione del Flnc (Front de libération nationale de la Corse) chiedeva la «diminuzione dei prezzi entro fine 2012 e il cambio di strategia commerciale per privilegiare nei supermercati la vendita delle merci prodotte in Corsica».
Appena insediato, il governo socialista aveva scelto di non nominare a Parigi un consigliere speciale (come sotto Sarkozy era stata Marie-Hélène Debart) incaricato di seguire la «questione corsa»: un modo per negarla. Il presidente François Hollande, con la sua propensione al compromesso e all'unità, sperava in una «Corsica normale». Gli hanno risposto con le bombe.
«Questi attentati sono una forma di razzismo», si indigna il ministro dell'Interno francese, Manuel Valls. Brillante, superattivo, Valls è l'uomo «ordine e sicurezza» dell'esecutivo, uno dei pochi a vedere la sua popolarità in aumento tanto da venire chiamato — neanche troppo per scherzo — «il vicepresidente». Le bombe, gli assassini per strada, le scritte sui muri, sono un insulto al suo potere crescente e una sfida alle sue continue visite sull'isola.
«Trovate normale che vengano attaccati dei francesi, dei compatrioti? — si lamenta —. La Corsica è senza dubbio la regione francese che ha lo statuto più avanzato in materia di autonomia».
Ma agli indipendentisti non basta. Vogliono che la lingua corsa venga riconosciuta lingua ufficiale al pari del francese e che i funzionari pubblici siano tenuti a conoscerla, pretendono che chi è nato in Corsica abbia la priorità nell'acquisto dei beni immobiliari, e chiedono un obbligo di residenza per dieci anni prima di poter comprare una casa.
«Non lasceremo che 4.500 seconde case straniere si installino impunemente ogni anno in una Corsica che ha soli 300 mila abitanti», si legge in un volantino del Flnc. Le nuove ville della costa molto spesso appartengono in realtà ai capi clan criminali, che alzano i prezzi almeno quanto i ricchi parigini. Eppure, contro di loro, né bombe né volantini.