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Coltellini, taglierini e pistole ad acqua: il mito dell’11/9 finisce in farsa

di Enrico Galoppini - 13/03/2013

Fonte: Europeanphoenix


 


Per la serie “oggi le comiche”, dagli Stati Uniti giunge la seguente “sconcertante” notizia: “Coltelli riammessi sui voli Usa: compagnie aeree in rivolta”.

Ma ripercorriamo cos’è successo negli aeroporti dopo i fatidici “attentati” dell’11 settembre 2001. Prima cominciarono a sequestrare i coltellini, le lamette e quasi tutti gli oggetti metallici (si sono salvate miracolosamente le chiavi di casa); poi passarono ai tubetti del dentifricio, allo shampoo e alle bottigliette d’acqua. Sinceramente, fino a quel farsesco provvedimento pensavo che le uniche “bombe ad acqua” fossero i gavettoni di Ferragosto, ma l’industria della psicosi mondiale è riuscita a far credere di tutto e di più, anche che fosse possibile far saltare in aria un aereo mettendosi qualche diavoleria nelle scarpe da ginnastica o nelle mutande.

È stata così messa in piedi un’industria della psicosi, che ha permesso, tra le altre cose, alle industrie delle acque minerali di moltiplicare i loro già enormi guadagni. E di far accettare dalla massa un’intromissione sempre più approfondita nella propria intimità (anche in senso letterale!), quasi che ogni passeggero rappresentasse una potenziale “minaccia”.

D’altra parte, se non si è “minacciati” non si può giustificare nessuna guerra, tantomeno quelle evidentemente pretestuose sferrate dall’America. E bisognava tenere in piedi la favola dei diciannove “dirottatori” armati di taglierino. Favola alla quale ormai non crede più nessuno (tranne il redattore che ha scritto la suddetta notizia).

È per questo che, dopo dodici anni, hanno deciso di farla finita con questa buffonata. Non perché non trovano più i soldi per pagare gli addetti ad una “sicurezza” cresciuta a dismisura nel quadro della messinscena orchestrata per corroborare la versione ufficiale dell’11/9. Per le messinscene le palanche si trovano sempre, vedasi il gorgo che ci costa tenere in piedi una magistratura intenta da mane a sera a beccare in castagna “l’unico disonesto d’Italia”, Silvio Berlusconi.

Usano sempre la medesima tattica diversiva quando vogliono defilarsi da un impegno divenuto ormai inutile o insostenibile. Prendiamo i famosi F35, che anche il ministero della Difesa italiano dovrebbe acquistare in novanta esemplari, alla faccia della “crisi”. Da anni c’è chi scrive che l’F35 è un bidone, ma si è dovuto attendere che la crisi industriale dell’America giungesse agli attuali imbarazzanti livelli per leggere addirittura su “Repubblica” che questi aerei sono un concentrato di difetti. Ma la verità non è esattamente quella, bensì un’altra: non riescono a produrne nel numero previsto perché l’America è decotta, e nel frattempo gli acquirenti si stanno defilando, ma è sempre meglio farsi vedere “giudiziosi” e “premurosi” verso l’incolumità dei piloti piuttosto che ammettere la debacle epocale dell’Occidente.

La stessa cosa dicasi dei controlli negli aeroporti. La filastrocca di “al-Qa’ida” non incanta più nessuno, se si pensa solo che in Italia – dove si è più realisti del re - il partito di maggioranza (il Movimento Cinque Stelle) è capitanato da un personaggio che ha affermato che tutti i discorsi di “al-Qa’ida” sono riportati - ad uso e consumo del pubblico boccalone - da una certa Memri, diretta emanazione dei servizi segreti sionisti.

Insomma, Lorsignori sono messi male e devono ricorrere a questi mezzucci per nascondere un tracollo che non solo è sostanziale, ma anche d’immagine.

Non si è poi effettivamente mai capito bene che senso abbiano tutti questi controlli negli aeroporti, mentre nelle stazioni ferroviarie e sui treni si circola come si è sempre fatto. Si dirà che se tutti venissero controllati alla medesima maniera che in aeroporto i ritardi dei treni sarebbero dell’ordine di giorni, non di ore…

Ma insomma, è sensato o no, far credere che l’unico mezzo di trasporto in grado di scatenare le fantasie dei “terroristi” di tutto il mondo sia solo l’aereo?

Di treni, in Italia, ne sono saltati in aria parecchi, quando ha fatto comodo, eppure a nessuno è venuto in mente che i “rischi” potenziali sono i medesimi. E che dire delle linee di autobus: quanti ne sono esplosi in Palestina con tutti i i passeggeri dentro? Anche un’automobile zeppa d’esplosivo fa i suoi bei disastri, come ben sanno gli iracheni o i siriani. Ma l’obiezione è bell’e che pronta: mica puoi controllare tutte le macchine in circolazione.

Non parliamo poi delle navi, che, “terroristi” o meno, dopo quel che è accaduto al Costa Concordia evidenziano che potenzialmente sarebbero una succulenta preda per chi intendesse fare seri danni in un colpo solo. Ma anche sulle grandi navi di linea nessuno s’è mai sognato di metter su controlli del tipo di quelli attivati negli aeroporti.

Vi è infine l’esempio eclatante delle metropolitane, teatri di orrende carneficine (a Madrd e a Londra) pedissequamente attribuite ad “al-Qa’ida” , eppure nemmeno nelle stazioni della metro sono stati imbastiti setacciamenti dei passeggeri come quelli delle linee aeree.

A me pare piuttosto che la psicosi in aeroporto sia servita, per dodici anni, a rafforzare il mito di inesistenti “commando” di “dirottatori” quel preciso giorno sui cieli degli Stati Uniti. Un po’ come il “ventesimo dirottatore”, Zakarias Moussaoui, quello che non sarebbe riuscito a salire sull’aereo, la cui esistenza giustifica quella degli altri diciannove.

Chissà che ne pensa John Pistole (!), presidente dell’Amministrazione per la sicurezza dei trasporti (Tsa), il quale ha annunciato alla stampa la rimozione del divieto di portare a bordo degli aerei americani i coltellini tascabili pieghevoli (ma non i mitici ‘taglierini da dirottatore’).

A quanto ci risulta, il divieto per i passeggeri d’imbarcare acqua, liscia e gassata, è rimasto però tale e quale a prima. Peccato, perché per il prossimo “dirottamento” ne avrebbero potuta escogitare una ancora più geniale ed effervescente: una brigata di diciannove buontemponi armati di altrettante… pistole ad acqua!