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L’opposizione ucraina: cosa vuole?

di Natalija Meden - 11/12/2013

 

Squadristi nazi-atlantisti distruggono una statua di Lenin a Kiev.

Squadristi nazi-atlantisti distruggono una statua di Lenin a Kiev.

L’8 dicembre la statua del fondatore dell’Unione Sovietica, Vladimir Lenin è stata demolita al culmine delle proteste antigovernative, secondo il tedesco Bild. La stessa cosa accadde ai tempi della rivoluzione francese, quando la statua di Luigi XVI fu rovesciata nel cuore di Parigi, non lontano dal Louvre. La gente era esaltata. Al suo posto fu eretta una ghigliottina per decapitare Luigi, Maria Antonietta e circa altre duemila persone in nome delle liberté, égalité, fraternité. Cosa intendono i manifestanti ucraini quando hanno attaccato un manifesto sul basamento in granito rosso della statua di Lenin, in cui era scritto “Janukovych, tu sei il prossimo”? Può essere in stile europeo, ma l’azione è in ritardo di 200 anni…
Perché nell’articolo sull’abbattimento della statua di Lenin, Reuters lo definisce fondatore dello Stato russo contemporaneo (anziché di quello Sovietico)? A prima vista è solo un errore spassoso, ma spiega l’azione coordinata intrapresa contro i simboli eterni dell’unità statale di Russia ed Ucraina. In questo scontro simbolico, la statua di Bogdan Khmelnitskij potrebbe essere la prossima vittima di coloro che “combattono i moskali (i russi) per l’indipendenza”. L’occidente ha iniziato la partita in Ucraina e la posta in gioco è alta. L’obiettivo è scavare un fossato invalicabile tra le due parti del mondo russo. Il partito Udar (Alleanza democratica ucraina per le Riforme) è la forza politica principale sui cui conta l’occidente. Il Bild dipinge il suo leader Vitalij Klitschko come un eroe: avrebbe potuto godersi il sole su una spiaggia di Miami o da qualche altra parte, o spendere i soldi che ha guadagnato in un casinò. Invece si oppone apertamente al “regime di Janukovych”, scrive un commentatore estasiato. Lo Spiegel ben informato riferisce che un certo numero di partiti conservatori europei e la cancelliera tedesca Angela Merkel vogliono comunicare a Klitschko il loro sostegno pubblico. L’Udar avrebbe avuto “supporto logistico” dalla Konrad-Adenauer-Stiftung (Fondazione Konrad Adenauer ) e dal Partito popolare europeo. Il Partito è un conglomerato di forze di destra con Herman Achille Van Rompuy e José Manuel Barroso suoi vice-presidenti. Così tutti i grandi delle politica europea partecipano al gioco.
Formalmente il governo della Germania smentisce il suo sostegno all’opposizione ucraina. Il 4 dicembre una domanda sull’Ucraina è stata posta ad una conferenza stampa con funzionari del governo tedesco, e la risposta parlava dei contatti con l’opposizione ucraina a livello di fondazioni politiche. In Germania agiscono da uffici dei partiti politici finanziati dal governo e con filiali all’estero. La Fondazione Konrad Adenauer è una di esse, legata alla conservatrice Unione Democratico-Cristiana (Germania)/Unione Cristiano-Sociale (Baviera). Molto probabilmente la risposta indica i finanziamenti agli strateghi politici occidentali che supervisionano Klitschko. I membri della sua squadra non cercano di nascondere il fatto di aver colloqui con aziende tedesche, francesi e statunitensi. In passato, Udar ha collaborato con i politologi degli Stati Uniti della PBN Company e Greenberg Quinlan Rosner. Oltre a fondi e “specialisti”, azioni pubbliche sono state avviate, ad esempio Guido Westerwelle che gira per Maidan Nezalezhnosti (Piazza Indipendenza) con Vitalij Klitschko. Non importa se abbandona la politica perché il suo Partito Liberale Democratico è stato sconfitto nelle ultime elezioni al Bundestag, Westerwelle è ancora pieno di fervore. Prima di partire per Kiev, il ministro ha cercato di mediare tra il governo e l’opposizione. Troppo in fretta, forse, perché dopo aver consultato Washington, Bruxelles sembra scegliere la politica volta ad isolare il presidente Victor Janukovich e il suo governo.
Un’altra tendenza ha preso forma, l’intensificazione del partenariato orientale. Formalmente Berlino aveva mantenuto una certa distanza da tale programma. Inoltre, i media che riferiscono su ciò in  Germania (e Francia) erano tra i suoi principali oppositori. Ciò è comprensibile, i tedeschi hanno altri strumenti efficaci per influenzare l’Ucraina: il gruppo di consulenti per influenzare il governo, basi politiche per letteralmente influenzare la classe politica ucraina, il Goethe-Institut (di Monaco di Baviera) per l’impatto culturale. Questo Paese va oltre alla concorrenza quale principale partner commerciale dell’Ucraina.
La Germania aveva preso una posizione ferma prima del vertice di Vilnius. Nel discorso al Bundestag, il Parlamento tedesco, a Berlino il 18 novembre, la cancelliera tedesca Angela Merkel aveva detto che l’Ucraina deve prendere “misure credibili” per concludere l’accordo commerciale con l’UE, “Sappiamo che le riforme non possono essere completate in un giorno. Vogliamo anche sostenere le riforme dell’Ucraina, offrendo collaborazione e mezzi finanziari con la Politica europea di vicinato. Ma le condizioni per ciò devono essere raggiunte dall’Ucraina stessa e non un giorno, ma subito”, ha detto. A meno di due settimane dalla firma dell’accordo, al vertice nella capitale lituana Vilnius, l’Unione europea chiariva che l’Ucraina non aveva fatto abbastanza per soddisfare le condizioni per la firma. Come si può ricordare, la Germania, sostenuta dalla Francia, sospese l’adesione dell’Ucraina alla NATO nel 2008. Ora la situazione è cambiata, e anche il corso è mutato evocando qualche preoccupazione. Quando il presidente dell’Ucraina ha preso la decisione di sospendere la firma sull’accordo di libero scambio con la Germania, questa è subito divenuta una calda sostenitrice (se non la più calda), dell’accordo di associazione tra l’Unione europea e l’Ucraina, coinvolgendo la Polonia nel suo fervore. Gli esperti non hanno perso tempo ad agitare il testo della dichiarazione che invita Germania e Ucraina ad intensificare la cooperazione bilaterale nel quadro del partenariato orientale. Quando la decisione di Kiev di non firmare l’accordo con l’Unione europea divenne nota, la prima reazione della cancelliera tedesca fu discutere la questione con il presidente Vladimir Putin, per assicurargli che il partenariato orientale non è rivolto contro la Russia, ma poi passò sulle posizioni di Guido Westerwelle. I principali media tedeschi iniziarono a parlare di nuova cortina di ferro. Il rifiuto del presidente Joachim Gauck di recarsi alle Olimpiadi di Sochi è un gesto da Guerra Fredda suscitando perplessità nei nostri giorni. Forse l’ex dissidente della Germania orientale Gauck ancora vede il mondo come l’arena della guerra ideologica. O, forse, Berlino ha deciso che un tale approccio sia utile agli interessi dell’Europa e dei suoi rapporti con Mosca?

La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora