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Gli Stati Uniti hanno davvero svolto un ruolo nella rivoluzione tunisina?

di Abdelaziz Belkhodja - 29/12/2013


Tre anni dopo la calamità che ha colpito la Tunisia e parte del mondo arabo, Abdelaziz Belkhodja torna sulla questione tunisina. Conoscendo ora la risposta, non c’è bisogno di essere un esperto per sapere che in geopolitica non solo gli statunitensi hanno svolto un ruolo di primo piano nella destabilizzazione della Tunisia, ma hanno scelto l’anello debole per realizzare il loro piano sionista del Grande Medio Oriente, iniziato con l’invasione e la partizione dell’Iraq nel 2003. Questa cospirazione contro la Tunisia non sarebbe stata possibile senza l’aiuto dei cyber-collaborazionisti. di cui l’autore di questo articolo non indica che il movimento Taqriz. E tuttavia, non menziona i nomi dei fondatori di Taqriz, “due giovani anonimi tunisini”. L’opinione pubblica tunisina ha il diritto di sapere chi sono: Riadh Didan (Foetus), di Ben Arus e che vive a New York, e Qasim Marzuqi (Waterman), commercialista che vive nella regione di Lione. Presto pubblicheremo i nomi e le foto di tutti i cyber-collaborazionisti di cui abbiamo potuto ricostruire l’elenco completo.

april_6_youth_movementOggi, mentre i fatti cominciano a datarsi, le teorie di un complotto estero abbondano. E’ chiaro che la dittatura di Ben Ali aveva critici all’interno e all’estero. Questi critici stranieri avrebbero svolto un ruolo nella rivolta? Quale? Molto fu fatto dai blogger. Che fossero solitari od organizzati in gruppi, come Taqriz, effettivamente agirono. Ma quale fu il peso reale di tale azione? Tornando all’inizio: creato nel 1998 da due giovani anonimi tunisini, Taqriz [1] (ma anche e-MAG) fu un tenace oppositore del regime. Un terzo membro chiave, soprannominato Ettounsi, entrò nel gruppo nel 2000. Quest’ultimo, responsabile di Publinet [2], fu identificato e arrestato nel 2002. Il suo nome era Zuhayr Yahyawi [3]. Torturato per mesi, secondo Amnesty e Human Rights Watch, fu condannato ad una pena detentiva. Nel 2005, a seguito del rapido deterioramento della salute, morì. Taqriz subito si silenziò. Tre anni dopo, nel 2008, il gruppo risorse usando metodi simili a quelli del potente movimento nato nel 1998 in Serbia [4]: Otpor (Resistenza). Tale movimento fu rapidamente recuperato dalle ONG [5] legate a potenti lobby che indirizzavano i blogger verso la resistenza “non violenta”. Dopo il successo delle rivoluzioni [6], dei “corsi” furono organizzati apertamente nelle ambasciate USA in Tunisia, Egitto e Siria, dopo dei soggiorni negli Stati Uniti e in Marocco. Durante queste visite, corsi di formazione furono preparati per i dissidenti. Dal 14 gennaio, diversi blogger tunisini dichiararono di avervi partecipato.
Fino al 2008, le autorità tunisine, che controllavano perfettamente internet, non credevano ad una minaccia specifica dalle reti sociali [7], ma era troppo tardi: qualche dissidente e oppositore finanziato dal NED ottenne un po’ di reputazione sul web. Alcuni adottarono gli intelligenti metodi della “non-violenza” [8] studiati nei corsi seguiti. Tra questi metodi, la destabilizzazione delle forze dell’ordine tramite la provocazione non violenta [9] o la disinformazione. Ad esempio realizzando foto o video fasulli, pubblicando notizie false o documenti ufficiali falsificati, ecc. Sui video, i tunisini furono particolarmente scioccati nel vedere le dolorose sequenze della repressione e di civili uccisi, alcuni di questi video, anche se pochi, furono fabbricati [10] per scioccare. Inoltre, dopo la redazione della lista ufficiale [11] delle vittime, sappiamo che tra il 25 dicembre 2010 e il 7 gennaio 2011 non vi fu alcuna vittima da arma da fuoco. Eppure i video mostrano morti e testimonianze di molti omicidi, in quei giorni. Tali metodi furono notati anche in Siria, Egitto e Libia. L’addestramento pubblico a tali metodi è ormai parte integrante di un avanzato programma specializzato in scienza politica presso l’Università di Belgrado. [12] Secondo un libro di testo, troviamo tra l’altro queste tattiche non violente:
- l’organizzazione di un finto funerale. [13]
- l’uso di veri funerali di massa per protestare [14]
- la gestione di campagne politiche riflesse
- l’organizzazione di scioperi strategici, per bloccare un sistema economico.
Tutto ciò riguarda le azioni non violente. Restano le azioni violente. Qui è molto più difficile agire.  Si tratta di trovare un altro tipo di militante, capace di rischiare la vita in scontri molto pericolosi. Qui, forse, serve cercare dei collegamenti con le tifoserie. Tali gruppi, ben organizzati, cresciuti nell’anonimato imparando ad affrontare la polizia in modo organizzato (battaglie) e lanciando campagne diffamatorie, contribuiscono a creare e rafforzare tra i giovanissimi uno spirito di resistenza alla polizia. In Tunisia, tali gruppi furono a lungo potenziati, fino ad attrarre dal 2006 l’attenzione della polizia che li ha perseguiti impedendogli di organizzare manifestazioni [15] negli stadi e poi reprimendoli direttamente. Gli stadi e il web [17]: in tal modo le strutture dell’intelligence tunisine [16] furono costrette, nell’emergenza, ad adattarsi ai due nuovi campi di battaglia correlati. Tali gruppi di tifosi, che mantenevano da anni l’odio per l’”Haqim” [18], giocarono un ruolo nelle manifestazioni organizzate pubblicamente su facebook? Giocarono un ruolo negli attacchi contro la polizia? Diversi testimoni oculari confermarono che organizzarono degli assalti con le molotov, ma ciò non costituisce una prova. Il numero di attacchi fu così grande (il 14 gennaio si registrò la distruzione di 126 commissariati e di 260 edifici pubblici), spesso firmate dalle tifoserie, tanto da far pensare a gruppi organizzati che partecipavano o istigavano al saccheggio di edifici pubblici. Va notato, andando in questa direzione, che il gruppo Taqriz era il più vicino a determinate tifoserie, e gli internauti videro foto e video delle loro imprese pubblicati dagli  amministratori di Taqriz: irruzioni nelle serate organizzate dal RCD, la firma ACAB (“tutti i poliziotti sono bastardi”), e varie provocazioni e attacchi organizzati negli stadi, nel 2010. Oltre all’appello alla violenza, il gruppo [19] pubblicava anche manuali d’istruzione per fabbricare maschere anti-lacrimogeni e bombe molotov. Casi simili furono osservati durante la rivoluzione egiziana. A piazza Tahrir, gli “ultras” del famoso club al-Ahly organizzarono la resistenza per contrastare alcuni attacchi, come quello dei cammellieri inviati a disperdere la folla. Si noti inoltre che uno dei blogger egiziani disse di aver frequentato dei corsi in Serbia. [20]
In breve, sindacalisti, associazioni, insegnanti, giornalisti, partiti politici, Taqriz, blogger, gruppi di tifosi e semplici cittadini poterono, ciascuno a suo modo, attivarsi per far cadere il regime di Ben Ali, con l’ardente desiderio di finirlo. Si noti che altri blogger e migliaia di internauti normali, che non ricevettero un addestramento, contribuirono enormemente a divulgare informazioni “sensibili”,  correndo rischi e subendo minacce, clandestinità o il carcere del ministero degli Interni. Se il ruolo degli Stati Uniti passò attraverso le ONG [21], si trattò del supporto classico agli oppositori e del finanziamento dei cyber-dissidenti, poi lasciati liberi di agire. Tale tipo di sostegno è esistito per anni in decine di Paesi, è per questo motivo che non fu per nulla decisivo.

Note
[1] – “Collera” in tunisino.
[2] – All’epoca Publinet, libero ritrovo per i giovani, vero incubo della DSE (comunemente nota come polizia politica), erano assai controllato.
[3] – Parente del giudice Zuhayr Yahyawi e della blogger Amira Yahyawi (Mira404).
[4] – Movimento creato da Srdja Popovic e da diversi studenti nel 1998. Questo gruppo operò per la caduta di Milosevic nel 2000 e di altri regimi ex-sovietici in seguito.
[5] – National Endowment for Democracy (NED): associazione il cui obiettivo ufficiale è l’istruzione e la formazione per la democrazia in tutto il mondo. Freedom House organizzazione che indaga ufficialmente sull’estensione della democrazia nel mondo. “Braccio armato” dell’associazione americana contro il comunismo. La loro principale fonte di finanziamento proviene dal dipartimento di Stato USA. Queste ONG sono virulente verso certi regimi “non democratici”, ma sono molto più morbide verso le petromonarchie.
[6] – In Georgia, Eduard Shevardnadze fu rovesciato nel novembre 2003 dalla Rivoluzione delle Rose. In Ucraina: l’elezione che vide vincitore l’autocrate Victor Janukovich, nel novembre 2004, fu cancellata sotto la pressione della rivoluzione arancione. In Kirghizistan: Askar Akaev fu rovesciato nel marzo 2005 dalla Rivoluzione dei Tulipani.
[7] – I cinesi furono più attivi ed immediatamente bloccarono l’accesso a Facebook, Twitter, Dailymotion, YouTube, certi blog, ecc.
[8] – La nonviolenza è una tecnica di azione politica e di disobbedienza civile intelligente nella guerra non convenzionale adottata dalla CIA nel rovesciare governi inflessibili, senza provocare un’indignazione internazionale.
[9] – Proprio come accade negli stadi o nel giorno di “Nhar 3ala Ammar“.
[10] – In alcuni video non si vedeva nulla, ma si sentivano commenti o altro, e si mostravano finti morti o feriti con il mercurio cromo. Salim Amamu stesso disse che agenzie straniere fornirono apparecchiature video ai giovani tunisini, incoraggiandoli ad utilizzare tali metodi.
[11] – Lista compilata dopo l’indagine approfondita della Commissione per l’accertamento dei fatti.
[12] – Centre for Applied Nonviolent Action and Strategies [CANVAS]. Fondatori e docenti provengono da Otpor, come Srdja Propovic.
[13] – “La lotta non-violenta in 50 punti”, Popovic, p. 159, Centre for Applied Nonviolent Action and Strategies (CANVAS), Belgrado, 2007. Fonte affidabile, l’incendio dell’ipermercato Géant fu causato dopo un finto funerale, non essendoci alcun cimitero nelle vicinanze. La polizia tunisina sequestrò varie bare vuote durante queste sceneggiate.
[14] – Il funerale di “al-Hansha”, giovane ucciso il 14 gennaio, alle 15:00, su Avenue Bourguiba, suscitò un panico indescrivibile seguito dal lancio di gas lacrimogeni e cariche della polizia.
[15] – “Daqla”, letteralmente “l’entrata”, una manifestazione 5-10 minuti prima delle partite che coinvolgeva migliaia di tifosi. La scenografia, a volte molto elaborata, si basava su fiamme, fumo, canzoni e cartelloni colorati.
[16] – Nel 2008, la Direzione Generale Speciale e la Direzione Generale dei Servizi Tecnici crearono delle strutture comuni per l’infiltrazione e l’intelligence. Centinaia di giovani informatici, giornalisti, cameraman, blogger e tifosi furono reclutati per l’infiltrazione.
[17] – Il 30% della popolazione tunisina fu contattata su facebook (2012).
[18] – Si chiama “Haqim” in Tunisia qualsiasi autorità.
[19] – Diversificato in diversi sottogruppi regionali.
[20] – Muhammad Adil, giovane blogger egiziano di 22 anni, ad al-Jazeera: “Ero in Serbia e mi sono addestrato nell’organizzazione di manifestazioni pacifiche, il mezzo migliore per contrastare la brutalità della polizia”.
[21] – Nel 2009, la NED finanziò programmi per l’addestramento di attivisti, associazioni e media in tutta la regione MENA, per fare “conoscere le regole fondamentali dei diritti umani e del dialogo sull’Islam moderato“. I fondi stanziati per la Tunisia ammontavano a meno di 200.000 dollari. I  funzionari della sicurezza tunisini ai tempi di Ben Ali, confermano che tali attività erano note e legali, anche se incompatibili con il regime.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora