I valori dell'occidente. Alcuni esempi
di Maurizio Blondet - 22/05/2014
Fonte: effedieffe

Ripensavo a Carl Bildt, il Ministro svedese che ha twittato: «La religione ortodossa è nemica dei valori occidentali». Le seguenti note intendono dimostrare quanto ha ragione, il luterano. 
 
 Homs derattizzata.  I ratti che se ne vanno sono i ribelli islamisti: disfatti  dall’esercito regolare di Assad, ridotti alla fame per mancanza di  rifornimenti, dopo due anni di assedio hanno accettato di ritirarsi  secondo un accordo mediato da Onu ed Iran. Circa duemila sono stati  fatti salire su autobus del Governo, scortati da poliziotti di Assad in  giubbotto antiproiettile; ciascuno ha potuto portare con sé l’arma  individuale. Hanno dovuto rivelare dove avevano seminato le mine, e  restituire diverse persone che avevano catturato nelle città sciite di  Nubl e Zahara e a Kassab. Il convoglio è stato scortato da jeep bianche  dell’ONU verso il Nord, o verso la Turchia o verso roccaforti di  resistenza jihadista che ancora combattono. Lasciano una città –l’antica  Emesa romana – distrutta fin dalle fondamenta.
La Reuters era presente ed ha intervistato  un guerrigliero che ha detto di chiamarsi Abu al-Homsi: «Abbiamo  continuato per mesi a premere sulla comunità internazionale che levasse  l’assedio, ma non abbiamo avuto risposta. Abbiamo perso più di 2 mila  martiri». Hanno perso la roccaforte principale, quella dove la  popolazione (sunnita) era in gran parte con loro. La capitale della  rivoluzione, si dice.
 
 Qualche commentatore francese ha trovato che questa evacuazione analoga a quella concordata tra la Francia e la Siria per esfiltrare,  nel febbraio 2012, i jihadisti insediatisi in un quartiere di Homs,  Baba Amr. Lì 3 mila takfiristi con una quarantina di famiglie che li  sostenevano avevano proclamato un emirato islamico; avevano sgozzato 150  abitanti per mancata adesione alla Sharia, tanto per dare una lezione;  facendo fuggire il resto della popolazione.
Il convoglio è stato scortato da jeep bianche dell’ONU verso il Nord, o verso la Turchia o verso roccaforti di resistenza jihadista che ancora combattono. Lasciano una città –l’antica Emesa romana – distrutta fin dalle fondamenta.

Per l’Occidente, sono meglio di Assad
Al momento dell’accordo per esfiltrare i ribelli, si scoprì  che essi erano inquadrati da una ventina di ufficiali francesi.  L’accordo allora fu concluso da Claude Guéant, il ministro dell’interno  di Sarkozy. 
 
 Niente in confronto al massacro di Ghouta, il 21  agosto 2013: gas nervini ammazzarono un numero di civili difficile da  calcolare, c’è chi dice 281, chi 1729. Obama, Hollande, Cameron  causarono le truppe di Assad. Adesso sappiamo per certo, grazie al  giornalista Seymour Hershh, che furono i ribelli jihadisti ad usare il gas, allo scopo di provocare l’indignato intervento armato occidentale contro Assad. 
 
  I guerriglieri tagliagole avevano l’appoggio dell’Eliseo, quelli di  Homs lamentano di non aver avuto appoggio sufficiente dall’Occidente:  avevano qualche motivo per aspettarselo. L’amico islamico li chiama,  invece, «ratti»; si capisce, è ostile ai valori dell’Occidente. Come ha  ragione Carl Bildt! 
 

Tanto più se si tiene conto che  da qualche giorno, il presidente Obama (l’Occidente al cubo) ha  riconosciuto lo status diplomatico alla Coalizione Nazionale Siriale,  ossia alla Coalizione delle forze d’opposizione e rivoluzione al regime  di Assad. Ha ricevuto alla Casa Bianca il capo di questa Coalizione,  Ahmad Jarba, e gli ha concesso lo status di Governo regolare in esilio a  questo gruppo di esiliati siriani finanziati dall’Arabia Saudita. La  Coalizione suddetta non è riconosciuta da nessuno dei gruppi armati che  si battono in Siria per creare lo stato islamico: Fronte Islamico di  Liberazione, Fronte Islamico Siriano, Fronte Al-Nusra, Emirato Islamico  di Iraq e del Levante, Armata Siriana Libera, nessuno. Poco male, stanno  tutti affermando i valori dell’Occidente. 
 
 Chi più e chi meno,  si capisce. Per esempio, da poco il comandante dell’Armata Libera  Siriana, Ahmed Nehmeh, è stato catturato dai valorosi combattenti di  Jabhat al-Nusrah (che un tempo avremmo chiamato Al Qaeda: ma era prima  che si schierassero con i valori dell’Occidente), e nelle mani di  costoro, ha cominciato a confessare. Ha confessato che nel novembre  scorso, quando i ribelli hanno perso la cittadina di Khirbet Ghazaleh  nei sobborghi di Daraa, è perché le truppe di Nemeh si ritirarono ed  abbandonarono la battaglia nel bel mezzo di un attacco siriano; «Il  ritiro me l’hanno ordinato i paesi donatori»: cioè Usa e «paesi  occidentali», più l’Arabia Saudita, che stanno pagando le spese per la  liberazione della Siria. Duqneu le nazioni donatrici erano  preoccupate che Al-Nusra avesse l’egemonia della ribellione, e così  hanno dato gli ordini a Nemeh di ritirare i suoi uomini, perché i  siriani dessero la batosta che poi hanno dato ai qaedisti. «Gli ordini  mi sono stati trasmessi tramite ufficiali giordani», ha confessato. http://news.antiwar.com/2014/05/07/syria-rebel-commander-confession-blames-donor-countries-for-rout/
 
 Giunge notizia  che il presidente Obama vuol far consegnare ai combattenti mercenari  jihadisti in Siria centinaia di missili anti-aerei a spalla, di quelli  che, messi in mano ai guerriglieri afghani, hanno fatto meraviglie  contro l’aviazione sovietica in Afghanistan. Qualcuno si domanda: ma la  Cia sarà poi in grado di controllare l’uso di questi missili a spalla?  Non sarà che li vedremo apparire in mano a qualche jihadista europeo, a  puntarli su aerei passeggeri in decollo da Fiumicino o da Skyphol?
 
  Sono infatti migliaia i ragazzi europei, di famiglie musulmane  immigrate, che sono andati – ben pagati del resto – a combattere il  regime Assad in Siria. E stanno tornando con le pive nel sacco, e con le  armi... I servizi segreti occidentali non paiono aver contrastato i  reclutamenti. A chi si preoccupava dei jihadisti che stanno partendo a  frotte dal Belgio, il ministro degli esteri belga Didier Reynders ha  dichiarato alla tv Bel-RTL, il 26 aprile 2013: «Forse un giorno gli si  eleverà (ai jihadisti europei) un monumento come eroi di una  rivoluzione». E se lo dice un ministro di Bruxelles, dovete credergli:  Bruxelles è una delle più rilevanti centrali di formazione dei valori  occidentali.
 
 Dunque non fatevi ingannare dalle apparenze: barbuti, inturbantati urlanti martiri della Sharia,  crocifissori di cristiani, massacratori di sciiti possono – a vostra  insaputa – essere combattenti per i noti valori dell’Occidente. Per  esempio:
 
 Boko Haram – la CIA sa cos’è
 
 Dall’ultimo notizia: «7 maggio 2014- Un nuovo attacco degli estremisti islamici di Boko Haram al confine tra la Nigeria e il Camerun ha fatto “centinaia di morti”. Il quotidiano nigeriano The Punch  ha scritto che l’attaccoè avvenuto nella notte a Gamboru Ngala, nello  Stato di Borno, e che sono state uccise 300 persone. Gli islamisti hanno  fatto irruzione nella città a bordo di alcuni blindati. Intanto sale a  undici le ragazze vittime di un nuovo sequestro di  gruppo da parte dei miliziani jihadisti nello Stato federato di Borno,  Nigeria nord-orientale. A renderlo notoè stato un portavoce delle  autorità di Gwoza, cittadina situata a una decina di chilometri dal  confine con il Camerun. La zona è notoriamente una roccaforte del  movimento ultra-islamico ed è la stessa in cui il 14 aprile i  guerriglieri avevano rapito altre 276 studentesse nel liceo di Chibok».
 
  Ora, uno si domanda come mai dei convinti islamisti pensino di  promuovere la loro religione ammazzando «centinaia» di negri per volta a  casaccio, sequestrando centinaia di ragazzine. Eppure proprio pochi  giorni fa il capo di Boko Haram in persona, da un video, ha annunciato  testualmente: «Ho preso le vostre ragazze e le venderò al mercato, come  vuole Allah». Come vuole Allah?! Ma dove, precisamente, Allah ordina di  vendere al mercato delle studentesse?
 
 Misterioso Boko Haram,  che attacca poveri villaggi a bordo di blindati e corazzati, che non  sono propriamente veicoli che è possibile rubare in un parcheggio  incustodito. Qualcuno glieli fornisce. E questi analfabeti diventano  capaci di guidarli, e sono pure forniti di armamenti molto moderni....Vuoi vedere che sono i blindati saccheggiati dagli arsenali di Gheddafi?
 
 Sono anni che Bush jr. ha fondato una entità chiamata ACRI, Africa Crises Response Initiative,  allo scopo di fare da contrappeso all’egemonia crescente che la  Nigeria, stato troppo grosso (90 milioni di abitanti) e troppo ricco  (petrolio), stava cominciando ad esercitare negli Stati neri vicini,  specialmente verso la Liberia, intoccabile santuario di Washington. Si  trattava inoltre di battere la presa della Cina sull’Africa nera. Quale  miglior motivo che porre le basi per un «intervento umanitario» onde  salvare le centinaia di ragazzine? Giusto un anno dopo l’ACRI, infatti,  Washington ha creato anche l’AFRICOM, ossia il comando militare Usa per  l’Africa. E compare il misterioso Boko Haram.
 
 Il punto è che da  anni la CIA gestisce campi di indottrinamento e di addestramento  militare nelle terre di mezzo tra i porosi confini di Niger, Chad e  Camerun: attira giovanotti di ambienti miserabili, deprivati e  disorientati (non ne mancano in Africa) e li convince che possono farsi  una carriera lavorando per Allah a distruggere l’ateo governo nigeriamo e  stabilire la giusta shariah. 
 
 Sicché appare l’incredibile Boko Haram.  Che è anche l’imprendibile Boko Haram, che dopo le sue stragi scompare  oltre i porosi confini, con le sue armi rese dalla Libia liberata,  screditando ogni giorno di più il Governo della Nigeria agli occhi della  popolazione, che si sente indifesa. Infatti strano: Boko Haram non vuole conquistare e convertire,  vuole spaventare, terrorizzare la popolazione. Non sembra il modo più  intelligente di propagandare la Fede. Ma è il modo più intelligente per  precipitare un intervento bellico occidentale — per salvare le  ragazzine. È la campagna in corso, ci partecipa anche la moglie di  Obama: «Bring back our girls». Una campagna mondiale: fate qualcosa, occidentali! (Boko Haram: A CIA Covert Operation; America’s Destabilization Plots Against Nigeria–GreenWhite Coalition)
 
 E gli occidentali, perbacco, risponderanno: i valori dell’Occidente sono calpestati.  È dal 2009 che l’Armata USA si prepara «per un possibile smembramento  della Nigeria». Smembrare la Nigeria? Eh sì: troppo grossa. Si prenda  nota delle fasi: primo, esacerbare l’odio e il sospetto  fra i cristiani nigeriani e gli islamici con la strategia della  tensione operata da Boko Haram. secondo: internazionalizzare la crisi,  ormai intrattabile e incontenibile e mostrata l’impotenza del Governo  Nigeriano, onde tutti vedono che l’intervento umanitario è una necessità  morale. Terzo, lo smembramento del Paese sotto mandato ONU. Se non ci  credete, leggete qui: l’articolo è del 2009, e prevedeva ciò che sta avvenendo oggi sotto i vostri occhi indignati di occidentali.
In fondo è lo stesso metodo usato con tanto successo in Iraq  (aizzando sciiti contro sunniti), in Siria (idem), in Ucraina (cattolici  contro ortodossi, russo contro polaccofoni): spaccare gli Stati lungo le linee di frattura etnico-religiose.
 
 È – lo riconoscete? – il Piano che Oded Jinon delineo nella rivista Kivunim  del Congresso sionista Mondiale. La Nigeria dovrà aspettare: il piano  americano ha come termine le elezioni nigeriane previste nel 2015. Fino  ad allora, Boko Haram provocherà un crescendo di violenza, stragi e  rapimenti e stupri, da rendere necessari interventi e smembramento: due-Nigerie-piccole, una con la Shariah. Entrambe insignificanti. 
 
 Stando così le cose, come non applaudire il Ministro degli esteri svedese Carl Bildt? «È la religione ortodossa la massima minaccia alla civiltà occidentale».  Non Boko Haram, non Al Qaeda, non i jihadisti tagliagole in Siria che  crocifiggono i cristiani: la religione ortodossa . «La linea  anti-occidentale di Putin è basata sul profondo tradizionalismo delle  idee ortodosse». 
 
 Era ora che qualcuno lo dicesse, finalmente.  Ecco una piccola galleria di ortodossi russi di Odessa, giustamente  puniti dagli eroi di Maidan: da quelli cioè che ardono dal desiderio di  unirsi all’Europa, sono divorati dalla passione di entrare nella NATO e  farsi indebitare dal FMI, i quali tutti già li accolgono a braccia  aperte.
 Un’impiegata  del Sindacato ad Odessa. Era incinta. Gli europeisti spediti da Kiev  per liberare la città russa di Odessa dai russi l’hanno strangolata con  il cavo della lampada da tavolo.
       Un’impiegata  del Sindacato ad Odessa. Era incinta. Gli europeisti spediti da Kiev  per liberare la città russa di Odessa dai russi l’hanno strangolata con  il cavo della lampada da tavolo. 
Vi diamo queste foto raccapriccianti, giusto perché i media  occidentali non le hanno pubblicate: fra i valori occidentali c’è  quello di non rivoltarvi lo stomaco mentre andate da McDonald’s. I  nostri media parlano di 46 morti ad Odessa., I loro media parlano di 300, anche fatti a pezzi nelle cantine dell’edificio poi dato alle fiamme per nascondere la strage. I nostri media  continuano a parlare di «ribelli filo-russi» ad Odessa e a Donetsk;  tacendo che non si tratta di filo-russi, ma di russi. I russi sono lì da  300 anni. E Odessa è stata fondata da Caterina di Russia. 
 
 Ora  dopo ora, emerge che la strage è stata accuratamente pianificata. Forse  per attrarre Mosca nella trappola, spingendola all’intervento armato  per proteggere i suoi russi di Odessa (non filo-russi: russi). Forse  anche per terrorizzare i russi onde abbandonino Odessa in massa: la  stessa cosa fecero gli israeliani, massacrando a caso un intero  villaggio chiamato Deir Yasin, gettando i corpi di donne e bambini  palestinesi nei pozzi — e provocando così il primo, grande esodo-fuga di  palestinesi dalle loro terre e dalle loro case. 
 
 E non  crediate che gli assassini ucraini siano disposti ad ammettere d’essersi  lasciati prendere la mano. Qui avete la foto, da lei postata su  Facebook, della deputata Lesia Orobets, del partito Patria, quello della  Timoshenko (un terzo dei seggi, rivaleggia con Svoboda e gli altri  neonazi), ritenuto «moderato».
  
La sera stessa del massacro  le balla deputata ha festeggiato così il suo 32mo compleanno:  affiancando la sua foto d’oggi con quella di quando aveva 16 anni. 
 
  «I tempi cambiano. I princìpi restano immutabili». Valori  dell’Occidente, è chiaro. A questo, 4773 ucraini hanno decretato «mi  piace». Nel resto della sua pagina Facebook la bella parlamentare  moderata ha scritto: «...Odessa ha spezzato tutti i sogni di Putin.  Voleva i porti. Presto non potrà più vendere il suo gas. Dobbiamo ancora  recuperare la Crimea».
Vari nemici dei valori occidentali
 
 Donna violentata poi bruciata. Per far vincere i valori occidentali...
                   Donna violentata poi bruciata. Per far vincere i valori occidentali...
 
 
 
 
 
Quando avvengono stragi a freddo come queste – come in Siria, come in  Nigeria, come ad Odessa – con questo particolare accanimento sui corpi  umani, teste troncate usate come palloni, donne siriane ammazzate con un  crocifisso in bocca, innocue impiegate strangolate, fatte a pazzi nei  sotterranei, schiacciate, cadaveri esibiti nello scempio – voi ingenui  potreste vedere qui l’irrompere di una furia anticristica, o il  tralucere del satanico («Omicida fin dal principio»), dell’idra che  esulta nel carnaio. Invece no: è una delle vittorie dei valori  dell’Occidente. 
 
 Giusto per capire meglio: «Le Pussy Riots ricevute in Campidoglio a Washington».
 
  Carl Bildt ha ragione: ballare il rock nella cattedrale di Mosca  dissacrandola è appunto un valore, anzi un dovere della civiltà  occidentale. Una lotta giusta contro l’ortodossia, che si oppone ai  nostri valori.
 
 In Gran Bretagna, la lobby gay ha avviato una campagna  per epurare le parole «man» e «men» dal discorso, e tutti i pronomi  come «her» (di lei) e «his» (di lui) che hanno una carica sessista.  Adesso la frase «andò nel suo letto» va scritta così: «Ze went to hir  bedroom». Questi sono i valori dell’Occidente, ragazzi. Imparate, perché  tali valori sono in continua evoluzione. Progrediscono. 
 
 Non adeguarsi può essere pericoloso. Giovedì 8 maggio, sul Foglio  del neocon Ferrara, è apparso un lungo articolo che fa la mappa di «chi  in Germania tifa per Putin». Il foglio israeliano lamenta che, mentre  la stampa «è molto più netta nella critica a Putin», nei dibattiti tv si  lasciano apparire degli analisti che – inaudito – sostengono che «una  voce in capitolo Mosca deve averla» nella questione ucraina; ci sono talk-show dove  (è vergognoso a dirsi) «le ragioni della Russia vengono spiegate con  cura», dove riemerge un mai sopito «antiamericanismo». Dove «più  profondo ancora, emerge un più comprensivo anti-occidentalismo: Kultur  contro Zivilisaton», dove le Zivilisation sarebbe quella che  finanzia i tagliagole islamici, addestra i tagliagole di Kiev e riceve  le Pussy in Campidoglio, insomma i valori occidentali contro cui, ci  dice Bildt, l’Ortodossia si erge da nemica.
 
 Insomma, si domanda il Foglio:  sulla questione ucraina, la Germania profonda da che parte sta? Non con  l’Occidente, sospetta il giornale neocon; rendendo noto che anche gli  ebrei che contano a Washington on le pensano così. E dà ampia rigatura  ad un tal Clemens Wergin, editorialista della Welt: «Sono sicuro che sia legittimo porsi un quesito sul mio Paese: si è forse riaperta la questione tedesca?». 
 
  Domanda grave. Specie se si ricorda come è stata risolta a suon di  bombe la questione tedesca dell’altra volta, da Washington. Anche se la  certa idea di Occidente oggi imposta è sostenuta senza sfumature né  compromessi quasi esclusivamente da gente che si chiama Kagan, Nudelman,  Vinocur, Ferrara, Wolfowitz, Ledeen, Gad Lerner, è cosa che rende  pensierosi. Possibile che i soli titolati a far l’esame di  occidentalismo siano della gente che ha respirato il Talmud fin  dall’infanzia? 

