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La Repubblica di Donetsk contro gli oligarchi

di Luc Michel - 27/05/2014

Fonte: Stato e Potenza


Perché la giunta di Kiev ha lanciato la battaglia dell’aeroporto di Donetsk?
 
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Questa mattina (lunedì 26 maggio, ndt.) la giunta di Kiev ha lanciato la battaglia dell’aeroporto di Donetsk, diretta conseguenza dell’elezione dell’oligarca Poroshenko nelle stravolte votazioni presidenziali ucraine del 25 maggio. La Repubblica di Donestsk contro gli oligarchi. Di questo si tratta.

“Aerei da combattimento Sukhoi-25 e Mig-29 sono stati inviati nell’area. Soldati paracadutati dagli elicotteri Mi-8 stanno cercando di ripulire il territorio”, ha detto all’AFP un portavoce della “unità regionale responsabile dell’operazione”. Una fanfaronata usuale nel linguaggio virile che piace ai neofascisti di Kiev, in linea con le SA naziste che loro servono da modello, e non solo per i militari… “Il terminal principale dell’aeroporto è stato centrato da colpi sparati da elicotteri”, ha detto un giornalista dell’AFP. Poche ore dopo, con un elicottero abbattuto con il suo equipaggio, le perdite delle forze di Kiev erano pesanti nell’Est, malgrado la loro superiorità nei materiali…

 
 
“LA PRESA DELL’AEROPORTO, SENZA VIOLENZA” (AFP) DA PARTE DELL’ESERCITO DEL DONBASS, DOMENICA SERA

Torniamo su ciò che ha motivato l’attacco mortale di Kiev, che sta conducendo una guerra totale nell’Est.
“Il sito dell’aeroporto era stato attaccato nella notte da decine di uomini armati che si erano identificati come rappresentanti della “Repubblica popolare di Donetsk”. Nessuna resistenza, nessuna violenza: gli insorti hanno chiesto alle truppe ucraine di guardia alle recinzioni di lasciarlo. In seguito, l’aeroporto è stato evacuato e chiuso, e tutti i voli cancellati”, ha detto l’ AFP. Che ha aggiunto: “Tre camion con circa un centinaio di uomini armati che indossano le mimetiche militari e, qualcuno, il nastro nero e arancio di San Giorgio, simbolo delle adunate dei ribelli, sono arrivati come rinforzo al mattino, entrando nel recinto dell’aeroporto, passando senza problemi il cordone di sicurezza della polizia allestito intorno”.

 
 
UN MESSAGGIO ALL’OLIGARCA POROSHENKO: “L’EST NON APPARTINE PIU’ NE’ A KIEV NE’ AGLI OLIGARCHI!”

Poche ore dopo la vittoria del miliardario Poroshenko alla presidenza e l’annuncio che si sarebbe recato nel bacino carbonifero del Donbass, che comprende le regioni di Donetsk e di Lugansk, che si sono dichiarate indipendenti e che hanno convalidato queste dichiarazioni con due referendum di autodeterminazione, il messaggio lanciato al nuovo presidente da parte delle nuove Repubbliche è stato chiaro: “Qui non atterrerai!”.

Denis Pouchiline

Denis Pouchiline

“Finora l’aeroporto non era sotto il nostro controllo, ma abbiamo dovuto cambiare la situazione”, dopo che dei “mercenari sono arrivati sul nostro territorio” in questo modo, ha spiegato in una conferenza stampa Denis Pouchiline, uno dei leader repubblicani a Donetsk.
L’arrivo di Poroshenko? Un presidente “illegittimo”, secondo i repubblicani che stanno ancora chiedendo il ritiro delle truppe ucraine dalla “loro terra” e che hanno proclamato la legge marziale nella regione.

 
 
“LA GENTE DI QUI NON VUOLE VEDERE POROSHENKO”

“La situazione si aggrava sul campo. Non è molto intelligente da parte di Poroshenko voler venire qui, perché la gente non lo vuole vedere”, ha detto Pouchiline. Un dialogo (con Kiev, ndr) è possibile solo in presenza di mediatori, e l’unico possibile mediatore è la Russia”, ha aggiunto, chiedendo due condizioni: lo scambio di prigionieri e il ritiro delle truppe ucraine dal Donbass.

Per le strade di Donetsk, i fedeli sostenitori delle nuove Repubbliche “hanno poco riguardo all’elezione del nuovo presidente”, dice con stizza l’AFP. “La gente di Kiev, che ha ucciso cittadini innocenti nel sud e nell’est del paese, poco importa chi stanno scegliendo come presidente. Non ci interessa, non abbiamo più nulla a che fare con loro. Ora abbiamo la nostra giovane Repubblica popolare di Donetsk” –s’infiamma Galina, una giovane militante repubblicana mentre distribuisce dei giornali davanti all’edificio dell’amministrazione regionale, tenuto dai repubblicani.

 
 
VERSO LA FINE DEL REGNO DEGLI OLIGARCHI

Un altro oligarca è l’obiettivo delle nuove autorità repubblicane di Donetsk.
“Per la prima volta dall’inizio della rivolta nella regione, in alcuni imprese, molte delle quali detenute dall’oligarca e uomo più ricco d’Ucraina, Rinat Akhmetov, i dipendenti sono stati invitati a rimanere a casa”, dice l’AFP.

L’oligarca (vale a dire uno dei ladri che ha fatto fortuna saccheggiando l’ Ucraina dal 1991) Akhmetov ha avviato un braccio di ferro con la nuova Repubblica, scegliendo la giunta di Kiev. False informazioni sono state diffuse dai media occidentali su questi fatti: secondo loro l’oligarca avrebbe mobilitato i suoi “lavoratori” che avrebbero “ripulito le strade di Mariupol”. Informazioni puramente inventate, che sono state contraddette dai giornalisti indipendenti presenti sul posto. Peggio ancora, dopo aver convocato i “suoi” lavoratori in uno stadio, Akhmetov è stato raggiunto da un magro supporto… meno di 100 persone.

Come ha spiegato un esperto russo, “la sfida dell’oligarca potrebbe costargli la sua fortuna”. Perchè la Repubblica di Donetsk intende nazionalizzare la proprietà di questo grande ladro. Dei commandos dell’Esercito del Donbass hanno già bruciato delle banche legate agli oligarchi. E si sono impossessati di esplosivi in diverse miniere …

 
 
GLI OLIGARCHI PRENDONO I LORO ORDINI A WASHINGTON

Gli oligarchi ucraini credono che a loro tutto sia permesso. Compreso quello di portare una sporca guerra contro il popolo dell’est. Compreso quello di sfidare Mosca. Questo perché prendono i loro ordini a Washington e pensano di essere intoccabili grazie a questo supporto.

“Gli Stati Uniti sosterranno gli sforzi pacifici come le azioni militari di Piotr Poroshenko, che sembra aver vinto le elezioni presidenziali in Ucraina, per ripristinare il controllo di Kiev all’est”, ha detto lunedi William Pomeranz, vice direttore del Kennan Istituto di Washington. “Gli Stati Uniti non riconoscono i separatisti e forniranno indubbiamente un potente supporto a M.Porochenko per il restauro del controllo di Kiev su queste due regioni (Donetsk e Lugansk, ndr.).

Da sinistra a destra: Klitschko, Poroshenko, Kerry,  Yatsenyuk

Da sinistra a destra: Klitschko, Poroshenko, Kerry, Yatsenyuk

“Ho l’impressione che Washington sosterrà M.Porochenko nell’esercizio delle due varianti. Penso che la preferenza verrà data alle trattative, più che all’azione militare, ma credo che gli Stati Uniti sosterranno tutti i contrattacchi alle azioni degli insorti in Ucraina orientale”, ha detto Pomeranz a RIA Novosti. Delle frasi che sembrano confermare la massiccia presenza di mercenari statunitensi nell’Est.

Il miliardario Poroshenko ha quindi immediatamente appoggiato la continuazione dell’operazione speciale nella parte orientale dell’Ucraina, dopo aver promesso di terminarla, dicendo che sarebbe stata “più breve nel tempo e più efficace”. Poco dopo, si è appreso che dei combattimenti si stavano svolgendo tra la Guardia nazionale dell’Ucraina e le forze di autodifesa vicino all’aeroporto di Donetsk.

In precedenza gli Stati Uniti avevano sostenuto le azioni dei militari ucraini nell’est contro i sostenitori della federalizzazione del paese. Inoltre, Washington ha annunciato l’espansione della sua assistenza all’esercito ucraino senza comprendervi la consegna di armi.

 
 
POROCHENKO INIZIA IL SUO “MANDATO” CON UN ERRORE MADORNALE

Quest’ultimo è duplice: da un lato ha irritato Mosca sulla questione della Crimea, un dossier definitivamente chiuso, qualunque cosa fa o dica Kiev e la NATO. La Crimea è russa, e lo rimarrà! Dall’altra ha sfidato Mosca nella sporca guerra nell’Est.
“La ripresa dell’operazione speciale in Ucraina orientale, sarebbe un errore colossale”, ha avvertito lunedi il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. “Non possiamo trascurare il fatto che la pretesa operazione speciale non è ancora finita. Ancora ieri, il vice-premier Arseniy Yatsenyuk (“primo ministro ad interim” della giunta) ha detto che “ora che le elezioni presidenziali si sono svolte, le autorità di Kiev possono riprendere la fase attiva dell’operazione. Sarebbe un grave errore da parte loro”, ha detto il capo della diplomazia russa. “Speriamo che Piotr Poroshenko, se i suoi poteri saranno confermati, faccia di tutto per impedire che gli estremisti e le tendenze radicali a Kiev prendano il sopravvento in Ucraina orientale e meridionale, così come in qualsiasi altra regione del paese”, ha detto il ministro. Ciò che l’oligarca non vuole sentire…

Sulla Crimea, Poroshenko non ha sentito Mosca. L’ha sfidata in una mossa stupida che non rimarrà senza conseguenze. “La Crimea non è in grado di tornare in Ucraina, perché è ormai parte della Russia”, ha detto lunedì Dmiri Peskov, portavoce del presidente russo. “La Crimea è una regione della Federazione Russa, e non è quindi questione del suo ritorno nel seno dell’Ucraina”, ha detto il rappresentante del Cremlino nella radio RSN.

In precedenza, il miliardario Piotr Poroshenko, che “sembra aver vinto le elezioni presidenziali in Ucraina” (secondo i media statali russi) ha detto che “lui non ha riconosciuto la Crimea come parte della Russia” e ha annunciato “l’intenzione di istituire un dipartimento speciale per la Crimea incaricato di far tornare la penisola in Ucraina attraverso le leggi internazionali”.

Popolata in maggioranza da russofoni, la Crimea ha dichiarato la sua indipendenza nei confronti dell’Ucraina e la sua riunificazione con la Russia, dopo un referendum tenutosi il 16 marzo, convalidato da una missione di osservatori internazionali ed indipendenti organizzata da EODE, in cui il 96,7% degli elettori ha votato a favore di questa decisione. Le nuove “autorità ucraine” salite al potere a seguito del putsch armato del 21 febbraio, sostenute dall’Occidente, non hanno riconosciuto la legittimità del referendum di Crimea e hanno denunciato la sua unione alla Russia come un’annessione. Il 28 aprile, il presidente ucraino ad interim Alexander Turchinov ha firmato una legge che proclama la penisola di Crimea e la città di Sebastopoli territori ucraini “temporaneamente occupate”.

Poroshenko come Akhmetov, potrebbe essere rapidamente colpito al cuore della sua potenza economica. I prodotti del “re del cioccolato” hanno il loro principale mercato in … Russia. Dove l’oligarca ha anche una parte dei suoi impianti …

Certo, come ha detto George Bush (senior) a Kiev nel 1991, “il nazionalismo ucraino è suicida”. Lo è anche per i suoi oligarchi!

 
 
 

Luc MICHEL

http://www.lucmichel.net/

 
 Traduzione a cura di SeP