Il Pd, la centrifuga perfetta per tutti gli arruffi del Sud
di Pietrangelo Buttafuoco - 03/03/2015
Fonte: Il Fatto quotidiano
Gli imbrogli fatti a Napoli si sbrogliano a Palermo. Fatte le primarie del Pd in Campania, comincia adesso il vivamaria! in Sicilia. Il partito di Renzi, come ha già riferito Giuseppe Falci su ilfattoquotidiano.it , si prenota per il “61a 0”. Il plebiscito elettorale che fu di Micciché (alla testa dell’esercito di Berlusconi nel 1994) si ripete oggi con Davide Faraone, vice-ministro alla Pubblica istruzione, certo com’è di poter consegnare l’Isola a Matteo. Vecchi e nuovi fusti del potere, infatti, si sono presentati alla “Leopolda” di Sicilia e hanno scelto il Pd. “A Napoli fannu i strummuli e a Palermovannoavenderli”. Questo, in tema di ‘nguacchio politico-amministrativo, era il motto del Regno delle Due Sicilie. E l’aggrovigliata vicenda campana è pronta a diventare un arruffo siculo prima che si ripeta la favola madre di tutte le primarie. Quando, nel dicembre 2012, Vladimiro Crisafulli, stravinse le primarie del Pd, ma – mascariato di ogni nefandezza – non venne candidato e gli venne comunque preferito Francantonio Genovese, decaduto da parlamentare, attualmente agli arresti domiciliari per truffa e peculato nonché stampato in bella vista tra gli evasori dell’elenco “Falciani”. Strummuli in ogni dove. Gli elettori delle primarie in Campania che hanno detto sì a Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, hanno intanto fatto un 160.000 a 1, laddove la singola unità sconfitta è Roberto Saviano, lo scrittore che aveva rivolto un appello alla diserzione delle urne inquinate, se non dalla criminalità, dalla politica del consociativismo plebeo. Un appello caduto nel vuoto e però – nel duello ingaggiato contro il sindaco di Salerno – rivelatore di una specialità tutta sciuè sciuè e tutta meridionale. Saviano e De Luca, insomma, sono le due facce dello stesso populismo. Il primo è glamour, il secondo è carismatico e se si pensa che tra Napoli e dintorni, dopo quei due, si aggirano anche Luigi De Magistris e Pina Picierno, a proposito della proverbiale questione meridionale viene da pensare: fosse forse la questione vera che uno normale, di politici, senza eccessi sgargianti, non se ne trova in tutto il Sud? Ed è diventato un problema tutto della sinistra dove pure non sono mancati i protagonisti di stagioni responsabili e importanti, da Nichi Vendola in Puglia, alla “primavera di Palermo”, con Leoluca Orlando.
Tutto, oggi, declina nel cortocircuito dei populismi. Rosario Crocetta, in materia di vivamaria!, è il portabandiera ma anche Michele Emiliano, ex sindaco di Bari, corrisponde all’identikit di scazzi e sudori; come Mario Oliverio, in Calabria, presidente della Regione, votato prima alle primarie e poi, per tramite delle liste civiche, dagli scopellitiani (nel senso di Giuseppe Scopelliti, ex Pdl, oggi Ncd) ; o i “Pittella-boys”, ossia Gianni, capogruppo del Pse al Parlamento Europeo, e Marcello, attuale governatore della Basilicata. Più che personalità, sono personaggi, tutti titolari del pittoresco plebiscitario dove il renzismo si coniuga a forza con il realpolitik.
Come per il babà, però, così è per il cannolo. Ed ecco l’arruffo. È la lavatrice per eccellenza, il Pd, una centrifuga risultata perfetta, in Sicilia, per gli orfani di Forza Italia, per i clienti di Raffaele Lombardo – il Predecessore di Crocetta alla presidenza della Regione – e poi ancora per gli affezionati devoti del predecessore del Predecessore: le pecore del gregge disperso del povero Totò Cuffaro prontamente accolte da Renzi che tutto può rottamare ma non il granaio elettorale.
Il plebeismo del Sud, in Sicilia, diventa trasformismo. Ecco alcuni dei cavalli passati da una scuderia all’altra: Luca D’Agostino, ex capogruppo dell’Mpa di Lombardo nel parlamento siciliano; Valeria Sudano, ex sodale di Saverio Romano; Nello Dipasquale, ex sindaco forzista di Ragusa; Adelfio Elio Cardinale, ex sottosegretario nel governo di Mario Monti, nonché amico di Renato Schifani e di Angelino Alfano, assessore, a suo tempo, di Cuffaro.
Plebei e plebisciti. Delle Due Sicilie, una: a Napoli hanno fatto i strummuli, a Palermo – manco tempo – sono già arrivati ai saldi.