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Si sono accorti dell'utero in affitto

di Mario Adinolfi - 25/08/2015

Fonte: Mario Adinolfi


E' andata così. Per mesi proponenti e sostenitori del ddl Cirinnà hanno tentato di imbrogliare, negando che la legge legittimasse la pratica violenta e vile dell'utero in affitto. L'universo mondo ha creduto all'inganno, tranne La Croce su cui abbiamo spiegato per filo e per segno la genesi della legge, il fatto che un senatore che se la stava votando in commissione Giustizia già presidente Arcigay aveva usato l'utero in affitto per "avere un figlio" con il compagno. Ho sgranato gli occhi quando ho sentito con le mie orecchie in una riunione a maggio di quelle che avrebbero portato poi alla mobilitazione di piazza San Giovanni, un parlamentare cattolico peraltro alla guida di una grande organizzazione prolife dire che "il ddl Cirinnà con l'utero in affitto non c'entra niente".
E allora abbiamo dovuto riprendere il filo e il segno. Perché i tizi, quando vogliono imbrogliare, lo fanno bene. E' come con l'ideologia gender, quando vogliono zittirci cosa dicono? "L'ideologia gender non esiste, ve la siete inventata". Se lo dicono sui giornali, di solito sotto c'è uno specchietto con tutte le categorie per "definire correttamente" il gender LGBTQI. Poi noi abbiamo i figli e l'abbiamo vissuto sulla pelle, sulla pelle dei nostri bambini, il tentativo di indottrinamento con i corsi biechi fin dalla scuola dell'infanzia, per non parlare della dittatura mediatica sul tema.
Dicevamo. Su La Croce abbiamo spiegato anche a quel parlamentare cattolico, anche a tanti vescovi e sacerdoti, che nel ddl Cirinnà era stato nascosto un articolo incomprensibile agli umani, scritto in legalese, l'articolo 5. Quando proprio li si costringeva a spiegare di cosa si trattasse, proponenti e sostenitori usavano l'inglese: "E' la stepchild adoption". Step che? Insomma, vi abbiamo spiegato che l'articolo 5 permetteva al senatore di cui sopra di legittimare la pratica di utero in affitto svolta all'estero a suon di decine di migliaia di dollari per umiliare una donna e comprarsi un bambino, andando a dichiarare il falso all'anagrafe e cioè che quel bambino aveva due papà e nessuna mamma. Abbiamo detto che il ddl Cirinnà è un imbroglio, vuole trasformare ciò che non è in cio che è.
Oh abbiamo detto queste cose chiare e in faccia, senza timore di subire ritorsioni e violenze. Le abbiamo subite, con tanto di fuoco amico, zitti e senza lamentarci. Anche quando in tv sono arrivati insulti plateali, perché anche in tv abbiamo svelato l'imbroglio dell'articolo 5, non abbiamo reagito. Abbiamo continuato a dire sempre e solo la verità.
E la verità è venuta a galla. Ora non negano più che il ddl Cirinnà legittima l'utero in affitto. Sapete qual è la novità? Che oggi lo ammettono e sulle pagine dei giornali trovate però la polpetta avvelenata: la proposta è far passare il ddl Cirinnà "senza l'utero in affitto". Evirando dunque l'articolo 5. Per fortuna, se non sono proprio dei quaqquaraqquà, saranno la stessa Cirinnà e compagnia a rifiutare il compromesso. Hanno sempre proclamato che avrebbero fatto approvare la legge "con tutti i suoi punti qualificanti". Intendevano: con l'articolo 5.
Sapete però la campagna de La Croce cosa ha provocato? La raccolta di centocinquantamila firme per la moratoria Onu sull'utero in affitto cosa ha prodotto? La nostra ostinazione a parlare con tutti, Pd compreso, beccandoci l'accusa di "intelligenza con il nemico"? Beh, succede che oggi un pezzo di Pd esce allo scoperto, in un'intervista al Corriere della Sera una senatrice dice che è contraria all'utero in affitto e ne chiede la cancellazione dal ddl Cirinnà, di più, chiede anche una soluzione internazionale.
E questo è l'effetto della nostra ostinazione. E per questo continueremo a raccogliere le firme per la moratoria Onu a questo punto fino alla fine dell'anno, per arrivare con mezzo milione di italiani che chiedono al mondo di mettere fine a questa barbarie.
Per quanto riguarda il ddl Cirinnà, però, abbiamo parlato di polpetta avvelenata. Nessun compromesso è possibile, quella proposta di legge ha una sola opzione possibile: deve essere ritirata. Chi, anche nel mondo cattolico, crede che con sfumature leguleie (rifarsi all'articolo 2 della Costituzione anziché al 29) o giornalistiche ("diritti patrimoniali, non matrimoniali") si possa arrivare a un compromesso che faccia avanzare quell'impostazione normativa, compie un errore colossale. L'articolo 5 era la prova provata che si stava costruendo un imbroglio, ma tutta la proposta di legge lo è. Se sarà approvata, sarà il puntello su cui in un baleno per via giurisprudenziale arriveranno all'equiparazione tra matrimonio e unione gay, con relativi diritti di filiazione, utero in affitto incluso, anche se la legge dovesse prevedere espliciti divieti. L'iter sarà quello seguito dalla legge 40, dove tutti gli espliciti divieti previsti dalle norme sono stati rimossi per via giurispudenziale, cioè attraverso l'azione dei giudici a tutti i livelli, fino alla Corte costituzionale e a quella di Strasburgo.
Gli italiani che vogliono difendere la famiglia naturale e la Costituzione chiedono il ritiro del ddl Cirinnà e sono contrari a qualsiasi via di compromesso su quel testo. Non può che essere così. Ve lo dice chi quel testo lo conosce bene e vi ha detto che legittimava l'utero in affitto quando tutti, parlamentari cattolici compresi, negavano la questione. Ci siamo beccati insulti e violenza non per permettere a politici miopi e imbroglioni di costruire un ulteriore inganno ai danni del popolo italiano.