Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Quale futuro per la grande nazione dell’America latina dopo oltre un decennio di governo peronista?

Quale futuro per la grande nazione dell’America latina dopo oltre un decennio di governo peronista?

di Carlos Alberto Pereyra Mele - 23/11/2015

Fonte: Italiasociale

Elezioni presidenziali argentine: Quale futuro per la grande nazione dell’America latina dopo oltre un decennio di governo peronista?

 

Federico Dal Cortivo ha intervistato il Dott. Carlos Alberto Pereyra Mele, analista geopolitico dell’America Latina.

 

1) Dott . Mele, prima di entrare nel merito delle elezioni, ci può tracciare un bilancio, dei governi a guida Kirchner, sia in politica interna, sia in quella estera, che per dodici anni, prima con Nestor Carlos Kirchner e poi con Cristina Fernandez, hanno guidato l’Argentina?

 

La prima coalizione che ha realizzato Nestor Kirchner è stata l’alleanza con i cosiddetti progressisti pianificando un progetto trasversale con una politica volta a inglobare settori delle proteste sociali come i “piqueteros” attivisti del movimento disoccupati argentini, poi è riuscito a controllare l’apparato del Partito Giustizialista(governatori), facendo un accordo con i sindaci delle città. Nella politica estera ha mantenuto un criterio di accordo e disaccordo con Washington e in tema di terrorismo ha mantenuto una linea convergente con la politica degli Stati Uniti. Ha poi sviluppato anche un maggiore avvicinamento agli altri Stati dell’America Latina –politica regionale- in modo speciale con il Brasile tramite il Mercosur (Mercado Común del Sur) e con il venezuela di Chavez, appoggiando decisamente la creazione dell Unasur (Unión de Naciones Suramericanas ), non ha appoggiato invece le politiche economiche degli Usa e dei suoi alleati ( Cile - Colombia e Messico ) per la creazione del cosiddetto Alca (Trattato Libero Commercio delle Americhe ).

La Presidente Cristina Fernandez ha proseguito la linea politica di Nestor Kirchner, ma implementandola con l’avvio di nuove relazioni diplomatiche con la “Repubblica Islamica dell’Iran” e questo quando firmò un accordo di cooperazione economica, che portava al superamento della questione del cosiddetto caso AMIA - Asociación Mutual Israelita Argentina legata all’attentato del 1994 a Buenos Aires, dove gli israeliani accusarono gli Hezbollah e l’Iran. Per il resto la Presidente ha seguito i passi di Nestor Kirchner in tema di politica estera.

 

2) Il primo turno elettorale ha visto il prevalere di due candidati, Daniel Scioli del Frente Para la Victoria e del Partido Justizialista e di Mauricio Macrì candidato di Cambiemos e Propuesta Repubblicana, su Sergio Massa del Frente Renovador, che andranno al ballottaggio il 22 novembre. A suo avviso sono state rispettate le previsioni della vigilia oppure è stata una sorpresa che si arrivasse al ballottaggio?

 

In queste elezioni la sorpresa è stata che dopo molto tempo il voto peronista viene diviso tra i due candidati. Daniel Scioli FPV (Frente Para la Victoria e del Partido Justizialista - con il settore dei Governatori al 36,86%). L'altro, Sergio Massa Frente Renovador (peronismo dissidente e sindacale, sostenuto anche dal governatore di Cordoba José Manuel de la Sota seconda provincia del paese con il 21,34%). Si può fare la lettura che più del 60% (Frente Para la Victoria ha ottenuto il 37% dei voti) è contro il peronismo kircheriano. Però anche che la forza del Partido Justicialista ufficiale e governativo FPV e dissidente supera il 50% (Scioli, Massa, Rodriguez Saa). É evidente che l'esperienza del Kirchenismo per il momento è soffocata e non seduce più come lo ha fatto in passato e da lì l'unica sorpresa è stata la vittoria di Cambiemos ottenendo il trionfo nell'importantissima provincia di Buenos Aires, (tutti attribuiscono questa sconfitta a causa degli interrogativi posti dalla formula Anibal Fernandez/Sabatella del FPV in questa provincia e che ha preso meno voti di quelli dati al candidato Scioli) che ha portato al secondo posto Mauricio Macri di Cambiemos con il (34,33%) componente di una coalizione dei settori conservatori con forte presenza nella città di Buenos Aires, però carente nelle provincie che hanno fornito la classe media e medio alta dell’Union Civica Radical ed a vari piccoli partiti.

 

3) Dott. Mele quali sono in punti principali in politica interna ed estera dei due candidati alla presidenza e le differenze più marcate?

 

La verità è che in questo ballottaggio si è discusso poco di politica estera, tema che alla maggioranza della popolazione non interessa, e pensare che è fondamentale per sviluppare una strategia nazionale in un mondo globalizzato. Nel frattempo è bene sapere che Macri in tema di politica estera intende rimane nel Mercosur, però con una variante integrandolo in quella che viene chiamata “Alleanza del Pacifico” formata da Messico-Colombia-Perù e Cile con un trattato di libero scambio con gli Stati Uniti, ma una cosa è avere questa idea, con un forte sostegno delle Ong atlantiste, e una ‘altra cosa è la sua applicazione, dal momento che vi è una forte dipendenza dell’Argentina con la Cina, principale mercato di vendita dei nostri prodotti. In politica interna al momento vi sono solo buone intenzioni, i due candidati promettono investimenti nel campo dell’istruzione, salute, sicurezza, rispetto del federalismo e un maggior dialogo, infine entrambi parlano di non abolire i sussidi per il ceto meno abbiente.

Il più grande problema che dovrà affrontare chi sarà eletto sono le bande di narcotrafficanti, con una crescita che riguarda sia la città di Buenos Aires, governata da Macri, sia la sua provincia governata da Scioli. In ambedue i casi non si è riusciti a ridurre la presenza di gruppi di narco, che prendono piede sempre più nelle zone abitate da immigrati provenienti da Bolivia, Perù e Paraguay. Queste bande proteggono una zona denominata CABA-Ciudad Autonoma de Buenos Aires, una baraccopoli controllata dal cartello peruviano che ha un vero e proprio esercito composto da ex poliziotti ed ex militari peruviani.

Poco si è parlato anche dell’aspetto economico della nazione, che è estrattivo/minerario-agricolo, sia come è attualmente, sia in prospettiva futura per renderlo più avanzato, visto che l’Argentina fa parte dei G20.

 

4) A livello internazionale, dato per scontato l’interesse degli Stati Uniti, che ancora oggi si ostinano a considerare l’America Latina il loro” cortile di casa”, quali altri protagonisti della scena mondiale seguiranno con attenzione l’evolversi di queste elezioni e perché ?

 

Naturalmente queste elezioni sono molto importanti non solo per gli Stati Uniti, in caso di vittoria di Macri, vicino a Washington, si potrebbe concretizzare la creazione geopolitica dell’”Alleanza del Pacifico”, ma sarà allo stesso tempo importante per le relazioni con il Brasile su cui si basa il consolidamento del Mercosur e su cui Macri non vuole certo basare la sua politica economica. Anche il Venezuela guarda con attenzione alle elezioni argentine, perché una vittoria di Macri metterebbe in dubbio l’adesione del Venezuela, avvenuta sotto la presidenza Chavez, sollevando dubbi di “democraticità” sul governo venezuelano di Maduro, che potrebbe subire un duro colpo.

 

Grazie per la sua attenzione

 

Traduzione a cura di R. Martini

 

Carlos Alberto Pereyra Mele: Amministratore delegato Dossier Geopolitico e Segretario presso il Centro de Interior Estrategicos de ESTUDIOS Suramericanos CEES