Del presidente turco, Recepit Erdogan, si può dire tutto ma non che manchi di “grandi visioni” e progetti megalomani. Da tempo Erdogan coltiva il sogno di diventare il “neo sultano” del risuscitato Impero Ottomano approfittando della situazione fluida ed instabile in cui si trovano i paesi dell’area limitrofa alla Turchia: la Siria, l’Iraq ed adesso, sembra certo, che miri anche alla Crimea.
Delle sue mire sulla Siria si sapeva fin da quando ebbe ad esclamare nel 2011, in presenza dei suoi alleati occidentali (che sostanzialmente assentirono), che aveva fretta di vedere presto Aleppo (la seconda città della Siria) divenire la 82a provincia della Turchia. Fino ad ora non gli è stato possibile attuarlo: ha trovato un osso duro nella resistenza dell’Esercito siriano e delle formazioni curde.
Il suo progetto di annettersi l’Iraq settentrionale, abitato dalle popolazioni curde, si è visto chiaramente grazie allo sconfinamento dell’Esercito di Ankara che si è spinto ad occupare una parte della zona fra le proteste del governo di Baghdad che ha minacciato azioni militari contro la Turchia. Erdogan tuttavia non si è lasciato intimorire contando su uno degli eserciti più numerosi e ben armati di tutta la regione. Persino il presidente Obama, richiesto di intervento dal governo di Baghdad, ha risposto alle proteste dichiarando, in modo pilatesco, che le questioni territoriali devono essere risolte fra i due paesi (?!).
Questo indiretto apppoggio degli USA alle ambizioni turche ed il finanziamento che Ankara riceve dall’Arabia Saudita (e dall’Unione Europea) spinge Erdogan nella sua megalomania ad andare oltre e risulta che già da tempo il “neo sultano” abbia puntato sulla Crimea, la regione già facente parte dell’Ucraina che, a seguito del colpo di stato a Kiev del 2014, si è separata dall’Ucraina e si è integrata nella Federazione Russa, grazie ad un refendum autoproclamato della popolazione.
Come è noto in Crimea vive una piccola minoranza di Turcomanni, in più la penisola si prolunga sul Mar Nero come la stessa Turchia, questa regione è stata storicamente sotto l’ìnfluenza dell’Impero ottomano e questo spinge Erdogan a reclamare il diritto di interferire nelle questioni interne della Crimea e reclamare una sorta di “protettorato” turco sulla penisola con il rischio di un conflitto aperto con la Russia.
Una guerra di Crimea era già avvenuta storicamente, nel 1853, ed aveva coinvolto sia la Turchia (appoggiata da Francia e Regno Unito), che la Russia Zarista. Alle volte la Storia si ripete ma questa volta in forma di farsa.
Da considerare che la Turchia ha già compiuto un atto di guerra contro la Russia con l’abbattimento pretestuoso di un aereo militare russo Su-24 nello spazio aereo siriano, con l’uccisione del suo pilota effettuata dai terroristi filo turchi che erano presenti sulla zona. Un atto barbaro in violazione di ogni convenzione internazionale. Questa azione ha portato ad un congelamento dei rapporti fra i due paesi e la promulgazione di sanzioni da parte russa in rappresaglia contro gli interessi della Turchia.
Non contento di aver creato questa situazione, sentendosi forte perchè spalleggiato dalla NATO, da informazioni attendibili risulta che il presidente turco il 19 di Dicembre si è riunito con due degli organizzatori delle recenti azioni di blocco dell’energia elettrica e forniture alimentari effettuate ai danni dei cittadini russi in Crimea. L’agenzia turca Anadolu ha informato che Erdogan si è riunito a Konia, in Anatolia, con un tal Mustafà Dzhemilev e con Refat Chubarov che si sostiene che siano stati i principali organizzatori del blocco delle forniture alla Crimea. Il primo dei due, Dzhemilev è un esponente ucraino leader del movimento Majis che rappresenta la minoranza tartara mussulmana che risiede in Crimea.
Nello stesso tempo l’agenzia ucraina QHA ha informato che il primo ministro turco Ahmet Davutoglu aveva tenuto una riunione di lavoro con lo stesso Chubarov ed altri esponenti politici ucraini, ove il tema centrale dei colloqui si presume sia stato l’affrancamento della Crimea dalla Federazione Russa. Vedi: QHA.com

In quella occasione risulta che Erdogan ed i leaders tartari abbiano parlato di una potenziale associazione strategica tra Turchia ed Ucraina in prospettiva di una zona di libero commercio, della necessità di mantenere il blocco sulla Crimea e della formazione di una unità militare congiunta nella regione di Khersen. Da notare che Erdogan, nell’agosto dell’anno scorso, aveva presieduto un congresso dei tartari di Crimea, una organizzazione che raccoglie i tartari esiliati dalla Russia che in maggioranza vivono in Turchia ed in quella occasione aveva affermato che la Turchia mai avrebbe riconosciuto l’annessione della Crimea alla Russia.
Non è un mistero che la Majis, l’organizzazione dei tartari di Crimea, viene direttamente pilotata e finanziata dai servizi di intelligence del governo di Ankara ed è una organizzazione che si occupa di realizzare provocazioni, attentati e sabotaggi. Alcuni analisti esperti affermano che le correnti nazionaliste turche vedono la Crimea come una regione che dovrebbe essere annessa alla Turchia nella prospettiva di una espansione di un nuovo “impero ottomano” e sembra che questa “visione” sia condivisa dallo stesso Erdogan.
Alcune fonti informative, degli ambienti dell’opposizione turca, segnalano che Erdogan sta già provvedendo ad inviare in Ucraina gruppi di terorristi nazionalisti turchi ultra estremisti, appartenenti all’organizzazione dei “Lupi Grigi”, per appoggiare le attività di Dzhemilev e del suo gruppo dei tartari mussulmani.
Questa organizzazione ha come obiettivo quello di unificare tutte le popolazioni turche e turcomanne in un super stato la “Grande Turchia”, nonostante le diverse etnie ed origini di queste popolazioni. Il fondatore di questo movimento dei “Lupi Grigi”, Alparslan Turkes, era stato un ammiratore delle idee di Adolf Hitler e si era prestato al servizio della rete anticomunista Gladio turca che era stata una rete parallela che aveva operato sotto dipendenza della CIA in Turchia ed in altri paesi NATO. Tale organizzazione (Lupi Grigi) è direttamente responsabile dell’assassinio di alcune migliaia di curdi e apparteneva a questa organizzazione, come noto, anche l’attentatore del Papa Giovanni Paolo II, Alì Agca, ben conosciuto in Italia.
Inoltre l’organizzazione dei Lupi Grigi è dimostrato che si è dedicata all’arruolamento di volontari jihadisti per combattere in Siria contro il regime di Bashar al-Assad e perseguire l’obiettivo dell’annessione della regione settentrionale della Siria, annientando la resistenza dei curdi presenti in quella zona. In questa attività gli estremisti turchi sono stati aiutati ed assistiti dal servizio di intelligence turco che ha fornito loro armi ed equipaggiamento, oltre all’addestramento militare effettuato in appositi campi in Turchia ed alla facilitazione del passaggio della frontiera turco siriana per infiltrarsi in Siria.
Quello di Erdogan, che appoggia questi estremisti e li utilizza per le sue finalità geopolitiche, risulta un gioco estremamente pericoloso che potrebbe portare ad un confronto con la Russia, visto che la Crimea è una zona “sensibile” dove i russi sono molto attenti ad individuare i tentativi di sobillazione e di attacchi teroristici che i servizi di sicurezza russi sanno essere probabili. Una provocazione in Crimea, pilotata dalla Turchia e dai suoi estremisti, potrebbe far detonare un conflitto aperto ed un conseguente coinvolgimento della NATO di cui la Turchia fa parte.
Non è dato sapere se la megalomania del turco sia controllabile o se questa rientra nei piani di Washington per utilizzare la Turchia nel suo ruolo di “cane pazzo” della NATO che morde e crea le provocazioni per creare il conflitto. Questo ruolo è stato svolto egregiamente dal turco in Siria ed ha provocato l’intervento russo. Una seconda volta potrebbe risultargli fatale: il “cane pazzo” prima o poi finisce abbattuto dal cacciatore svelto e Vladimir Putin è un uomo esperto nelle battute di caccia.