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Gli uccelli che rischiano di non volare più

di redazionale - 14/11/2006

 
L'effetto serra sull'ambiente mette in pericolo diverse specie di volatili in tutti i continenti
 
 
Primavere precoci, siccità, impoverimento della pescosità dei mari, riduzione delle aree umide, tundra e ghiacciai ridotti. La mappa delle specie a rischio nel mondo, contenuta nel nuovo Report del Wwf, è stata presentata al Summit del Clima di Nairobi. Il rapporto "Le specie di uccelli e i cambiamenti climatici" prende in esame più di 200 ricerche pubblicate su autorevoli riviste scientifiche che hanno analizzato l’impatto del riscaldamento globale sulle specie di uccelli nel mondo, indicando un trend verso una significativa estinzione di numerose specie di uccelli dovuta proprio al fenomeno del riscaldamento globale.
INTERROTTE LE STRATEGIE EVOLUTIVE - Molte specie risultano a rischio di estinzione e il fenomeno è tanto più preoccupante per il fatto che gli uccelli hanno sempre mostrato una grande capacità di adattamento ai diversi ambienti ed alla naturale variabilità presente nei sistemi naturali. L’improvvisa modifica dei delicati equilibri dinamici del sistema climatico, registrata negli ultimi decenni, non consente a molte specie di mettere in atto immediate strategie evolutive e di sopravvivenza. «Una robusta documentazione scientifica dimostra che i cambiamenti climatici stanno influenzando il comportamento degli uccelli – sostiene Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia – E’ facile osservare, per esempio, che numerose specie non compiano più i loro spostamenti migratori e che le modificazioni climatiche, avendo importanti ripercussioni sulla dinamica naturale degli ecosistemi renda gli uccelli completamente disorientati».
AREE A RISCHIO IN TUTTI I CONTINENTI - Nelle regioni mediterranee, a questo proposito, se la temperatura aumenterà tra gli 1,5° C e 4,2° C, potrebbero andare completamente perdute - entro il 2080 - le zone umide costiere, fondamentali per le popolazioni migratorie. Le specie maggiormente a rischio includono numerosi uccelli migratori, specie montane, insulari, delle zone umide e marine, oltre a quelle delle regioni artiche e antartiche. Il fenomeno non risparmia alcuna regione del mondo con alcune popolazioni che si sono ridotte anche del 90% ed altre ormai che incontrano serie difficoltà per la riproduzione. In Africa, per esempio, a causa delle gravi siccità sono a rischio la coloratissima Upupa e l’Aquila rapace, in nord Europa l’Uria comune non trova più i pesci per nutrirsi a causa del riscaldamento dei mari, il Pulcinella dai ciuffi perde la sua capacità riproduttiva in Canada, nel santuario naturale delle Galapagos, il Pinguino delle Galapagos non trova cibo a sufficienza a causa dell’enfatizzarsi dei fenomeni climatici come il Niño. I 3.000 esemplari di Gru siberiane che ancora sopravvivono vedono il progressivo restringersi della tundra, loro habitat naturale, e lo stesso accade al Pinguino imperatore dell’Antartico, dove il prolungamento del «periodo caldo» ha causato un assottigliamento dei ghiacci e quindi significative difficoltà per il suo ciclo vitale. Anche le nevi di alta quota delle Alpi, sempre più ridotte in estensione, stanno per perdere la Pernice bianca, una specie che risente fortemente della riduzione delle aree innevate sia in Italia come nel nord Europa, dove frequenta zone di tundra. Nel rapporto sono anche esaminate le proiezioni degli impatti futuri, incluso il rischio di estinzione: se il riscaldamento globale eccederà i 2° C rispetto ai livelli preindustriali (attualmente siamo a + 0,8° C), il tasso di estinzione potrebbe essere del 38% in Europa e addirittura del 72% nell’Australia nord-orientale.