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Il segreto è imparare ad aprirsi alla forza positiva dell’Essere

di Francesco Lamendola - 12/01/2010

È difficile sottrarsi all’impressione che ci stiamo realmente avviando al culmine del Kali Yuga, dell’Età Oscura di cui parlano tante tradizioni sapienziali; e ciò non ha niente a che fare con le cosiddette profezie del Calendario Maya o altre apocalittiche previsioni di marca New Age, firmate da Nostradamus o da chissà quali altri astrologi più o meno noti al grande pubblico.
Si direbbe che le forze delle Tenebre siano letteralmente scatenate, a tutti i livelli: politico, economico, militare, culturale; che una grande congiura mondiale stia operando per trascinare l’intera umanità in un vortice distruttivo sempre più accentuato e irrevocabile, e, quel che è peggio, nella generale indifferenza e inconsapevolezza.
Ormai l’ottundimento delle coscienze e il perfezionamento delle tecniche di manipolazione mentale sono giunti ad un punto tale, che si può far credere alle masse inconsapevoli praticamente qualunque cosa. Inserendo un microchip nel cervello di singoli individui, li si può trasformare in burattini telecomandati e in killer precisi e spietati: e chissà quante volte questa tecnica è stata adoperata per togliere di mezzo personaggi scomodi. Irrorando le ignare popolazioni di sostanze tossiche, ad esempio con le scie chimiche rilasciate dagli aerei, si possono provocare l’insorgenza di patologie che sfuggono a una diagnosi medica o alterazioni comportamentali inspiegabili. Si possono simulare attentati o disordini sociali, con la connivenza o la complicità di servizi segreti e settori asserviti della stampa cosiddetta libera, infiltrando agenti provocatori, falsificando testimonianze, rilasciando dichiarazioni addomesticate, sia a livello politico che a livello medico e sanitario, ad esempio nel caso di leader ricoverati in clinica per curare gli effetti di aggressioni e che poi, nel giro di pochi giorni, ricompaiono in circolazione perfettamente sani e ristabiliti, come se non fosse accaduto assolutamente nulla: salvo che si sono ricompattate maggioranze traballanti, è cresciuta la popolarità delle presunte vittime ed è aumentato il consenso dell’opinione pubblica ad ulteriori giri di vite a spese della libertà d’informazione e di critica politica.
Si possono creare dei sosia di capi di Stato e di governo, farli sparire e ricomparire a piacere; si possono inventare piani sovversivi e perfino imbastire guerre in grande stile, come quella lanciata dagli Stati Uniti in Afghanistan nel 2001 e tuttora in corso, con l’obiettivo di catturare fantomatici sceicchi del terrore, come Osama Bin Laden, che nessuno ha mia visto se non in videocassetta, e dei quali l’unica cosa certa è che, anni addietro, stavano sul libro paga dei servizi segreti occidentali per tutt’altre faccende. Si può far credere che pericolosissimi strateghi della distruzione spediscono lettere avvelenate al carbonchio; che paurose armi batteriologiche e chimiche vengono allestite in arsenali segreti del nemico, mentre ciò sta avvenendo da decenni, con il denaro dei contribuenti, negli arsenali di quegli Stati democratici che gridano al lupo.
Insomma si può creare un mondo virtuale, come quello rappresentato nel film «Matrix», per metà manicomio criminale e per metà paese del dolce oblio, come quello dei Lotofagi descritti da Omero nell’«Odissea», ove una umanità abbrutita da dosi massicce e quotidiane di lavaggio del cervello è pronta a credere qualsiasi cosa e il contrario di qualsiasi cosa e dove il lavoro, l’intelligenza, la buona fede di milioni e miliardi di persone vengono sistematicamente sfruttati da poteri nascosti, che perseguono fini inconfessabili e che, a loro volta, sono manovrati come marionette da temibili forze malefiche di natura non del tutto umana.
E tutto questo mentre il collasso ecologico del pianeta procede a ritmo serrato e le ingiustizie sociali proseguono e si accentuano ogni giorno di più, facendo aumentare la forbice fra una ristretta élite di miliardari e uno sterminato eserciti di poveri, che diventano sempre più poveri.
Se si pensa alla potenza e all’ubiquità delle forze malefiche che attualmente stanno operando nella storia dei popoli e delle nazioni, alle loro incommensurabili risorse finanziarie e tecnologiche, alla loro tremenda efficienza militare (si pensi alla devastante efficacia di un bombardamento di droni contro delle forze avversarie, armate ancora in maniera tradizionale, per non parlare delle popolazioni inermi di Paesi sottosviluppati) viene da pensare che tutto è perduto, che il nostro destino è segnato e che non ci resta che adeguarci all’inevitabile: vale a dire a trasformarci in marionette diligenti di una recita volontaria, paghe delle menzogne ufficiali e di una parvenza di benessere materiale dagli effetti collaterali devastanti, a cominciare dalla nostra salute fisica e mentale.
E tuttavia, bisogna resistere alla tentazione del pessimismo e considerare che, se grandi e potenti sono le forze oscure, assai più grande e più potente è la forza della luce, vale a dire lo splendore e la benefica capacità radiante dell’Essere.
In realtà, allorché l’essere umano incomincia a sviluppare la facoltà della seconda vista, si accorge che lo splendore dell’Essere è tutto intorno a lui; che ogni cosa è avvolta di luce e di bellezza; che ogni cosa è esattamente come dovrebbe essere, poiché noi viviamo realmente, come aveva intuito Leibniz, nel migliore dei mondi possibili, ove l’armonia profonda prevale sempre sulle apparenti disarmonie superficiali: solo che, nello stato di esistenza ordinario, non ce ne rendiamo conto, non lo sappiamo oppure lo abbiamo dimenticato.
Ogni volta che nasce un bambino; ogni volta che un uomo e una donna si incontrano non in maniera squallida e fuggevole, oppure tristemente abitudinaria, ma scambiandosi sollecitudine, tenerezza e comprensione; ogni volta che il senso del dovere e l’onestà verso se stessi prevalgono sulle logiche dell’opportunismo, della furbizia, della slealtà, si verifica un piccolo miracolo di amore e di bellezza, che irradia luce e calore e che contribuisce potentemente a rimettere in circuito le forze benefiche, di cui il mondo si nutre per alimentare benessere e armonia.
Il segreto è comprendere che le energie positive non sono create da noi e che non è in nostro potere né metterle in opera né, tanto meno, distruggerle; esse esistono, sono tutto intorno a noi, indipendentemente dal fatto che noi lo vogliamo o meno: tutto quello che importa sapere è se noi siamo disposti, oppure no, ad aprirci ad esse, a lasciarci investire da esse, ad abbandonarci fiduciosamente alla loro poderosa corrente.
Le forze oscure possono apparire paurose e invincibili solo fino a quando si ignora questo segreto, vale a dire fino a quando si pensa che noi siamo abbandonati in loro balia, con la sola, magra difesa delle nostre misere risorse individuali. Invece noi non siamo mai soli: facciamo parte di una rete virtuosa, di un circuito positivo che è pronto ad offrirci sostegno, consolazione e incoraggiamento, solo che noi troviamo l’umiltà e la lucidità necessarie per rivolgerci ad esso ed accogliere il suo formidabile flusso luminoso.
A nessuno è chiesto di fare l’eroe; a nessuno è imposto un fardello più pesante di quello che le sue spalle possono sopportare; e nessuno è lasciato del tutto solo ed esposto. Questo è il segreto: la forza dell’Essere è anche la nostra forza, alla sola condizione che noi lo vogliamo. Ed è una forza immensamente più grande di quella dell’oscurità: tanto più grande, quanto l’essere è incomparabilmente più forte del non essere, il sì è più forte del no.
L’esistenza degli enti poggia sul «sì» pronunciato dall’Essere: senza quella particella affermativa, niente di ciò che ora esiste, esisterebbe; non vi sarebbe nulla, assolutamente nulla: nemmeno la possibilità di dire: «no». E questa è la prova del fatto che la negazione è infinitamente più debole dell’affermazione, l’oscurità è più debole della luce. La luce può penetrare nell’oscurità, ma l’oscurità non esiste in se stessa, non è neppure concepibile se non come negazione della luce: proprio come il non essere può venire pensato solo ed esclusivamente come negazione dell’essere, ma non in quanto tale. Il non essere, propriamente parlando, non è nulla: è impossibile considerarlo in se stesso, perché non esiste.
Osservando le disarmonie presenti nella realtà empirica, noi siamo portati a sopravvalutare di molto la capacità di nuocere da parte delle forze oscure. Esse possono agire esclusivamente sul piano materiale, se noi neghiamo loro il nostro assenso; non così la forza luminosa, che si irradia immediatamente sul piano spirituale e va a toccare i livelli più profondi del nostro essere, con effetti di lunga durata, se non addirittura permanenti.
Si pensi alla magia nera: essa può agire nella dimensione materiale dell’esistenza, ma solamente in quella. E, in generale, le forze oscure non possono fare altro che sforzarsi di rallentare e di ritardare il trionfo della luce; ma non possono impedirlo, né contrastarlo realmente in se stesso. È per questo che agiscono subdolamente, facendo leva su quanto di più basso, vile ed egoistico giace nell’anima umana; ma, più ancora, sfruttando l’ignoranza, la paura e la credulità delle persone. Con un simile materiale a disposizione, esse riescono a causare danni notevoli nella sfera materiale; ma, per poter colpire con altrettanta efficacia in quella spirituale, vi è bisogno dell’assenso non solo di coloro che se ne fanno servitori, ma anche delle vittime contro cui vengono dirette. Se queste ultime rifiutano di entrare nella loro dimensione, nulla possono fare le forze oscure: possono solo digrignare i denti e sfogare la loro ira impotente con scoppi di violenza fisica.
Il curato d’Ars e padre Pio da Pietrelcina hanno subito delle vere e proprie aggressioni fisiche da parte del Diavolo, riportandone traumi e contusioni, ma nient’altro: il Nemico non era in grado di colpirli in profondità e si sfogava con simili moti di rabbia. Tale è la forza del bene: aggredito, non risponde col male e disarma l’aggressore, che finisce per trovarsi fra le mani delle armi spuntate, pressoché inservibili.
Immersi come siamo in una dimensione materiale e grossolana di esistenza, sovente ci pare che il male faccia più rumore del bene, che sia più diffuso, che sia molto più difficile resistergli: ma è vero il contrario. Soltanto le persone poco evolute e poco consapevoli commettono questo errore di sopravvalutazione delle forze oscure; ai grandi iniziati e ai grandi maestri spirituali erano sufficienti un pensiero, un gesto, uno sguardo, per disperdere le forse oscure, talvolta persino sul piano materiale. Quando sri Aurobindo scriveva i suoi versi immortali, intrisi di una sublime spiritualità, nemmeno una goccia di pioggia poteva entrare nella sua stanza dalle finestre spalancate, mentre fuori infuriava l’uragano tropicale.
Il bene, infatti, è una forza; il male è una carenza di forza, è una debolezza, che, per poter raggiungere i suoi fini, è costretta a mobilitare ogni sorta di alleati, suscitando - come si è detto - ciò che giace nei livelli più infimi dell’anima umana: invidia, gelosia, malevolenza, avarizia, ambizione, superbia, vanità. Il bene costruisce, il male sa solo e unicamente distruggere: e chi sa costruire è incommensurabilmente più forte di chi sappia solo distruggere; più forte e più sapiente. Ci vogliono urbanisti, architetti, muratori, elettricisti, idraulici, falegnami e cento altre specie di tecnici e operai per edificare una città; per distruggerla, basta una certa quantità di esplosivo, che quasi chiunque può imparare a maneggiare in poco tempo.
Non bisogna, pertanto, lasciarsi sgomentare dagli effetti, talora impressionanti, della malvagità: essi non hanno alcun potere di colpire la nostra anima, se noi non siamo disposti a lasciarci contagiare dal loro fiato velenoso.
Per colui che abbia incominciato ad aprire l’occhio spirituale, l’unica cosa che importa veramente è la disponibilità ad aprirsi alla luce dell’Essere. Egli sa che solo lavorando su se stesso potrà recare un contributo positivo ai propri simili e alla società in cui vive. Nessuno, che non abbia saputo operare su se stesso, è mai stato in grado di portare alcunché di bene agli uomini: questo è sempre stato il grande abbaglio delle rivoluzioni e, in generale, delle ricette prefabbricate per portare la felicità sulla terra.
Non esistono formule prefabbricate per portare la felicità agli altri: noi possiamo solo aprici la strada verso la nostra verità interiore, sfrondando, via via, falsità, menzogne, desideri meschini. Alla fine di questo percorso, la felicità ci verrà data in premio: e una parte di essa si diffonderà a rischiarare anche il cammino del nostro prossimo.
Perciò, su la testa e dritta la schiena: ce n’è di strada, che attende ancora di essere calpestata dai nostri passi. Il mattino è lontano, la notte è ancora lunga. Ma non durerà per sempre; e le tenebre, alla fine, dovranno dissiparsi e cedere il campo alla luce.
Quel momento dovrà trovarci ben svegli, pronti ad accoglierlo con gioia e gratitudine: come il primo mattino del mondo, quando il «sì» pronunciato dall’Essere trasse fuori ogni cosa dalla notte del non essere.